Mi trovavo a bordo della mia nave “Distributore di Emancipazione” e non mi ero accorto che fossero già passate tre ore, “come diavolo è possibile?” mi sono chiesto. Ero rimasto intrappolato dentro un Game as a Service, io che mi ero ripromesso di non cascarci più, io, che centinello le ore che spendo nei videogiochi, mi ero lasciato risucchiare da Helldivers.
Oltretutto le prime 14 ore le ho giocate solo con sconosciuti (per la sua difficoltà credo sia pressoché impossibile giocare le missioni più avanzate, e quindi più divertenti, in solitaria), dopodiché ho attuato le mie capacità da influencer e ho convinto amici a comprarlo. E anche ora, forse, sono qui a fare influencer marketing e a dirvi che dovete unirvi alla Super Terra per esportare la Democrazia nell'universo e, soprattutto, per dirvi che gli automaton hanno riconquistato Malevelon Creek ed è ora di riportarlo sotto l'egida della Libertà.
Helldivers 2 non nasconde la sua ispirazione al film Starship Troopers di Paul Verhoeven (liberamente tratto, a sua volta, dal romanzo del 1959 Fanteria dello spazio di Robert A. Heinlein) e qui, per me, è stato subito amore. Da ragazzino io e un mio amico eravamo in fissa con il suddetto film, tanto da aver consumato la VHS su cui lo avevo registrato, ci divertiva la sua deriva comica parodistica (certo, serve la finezze di un ragazzino di terza media per capire che il film parodizza la propaganda militare e i suoi comportamenti fascistoidi, ma non tutti ne sono in grado), e allo stesso modo mi ritrovo a ridere durante le partite per le frasi che i personaggi urlano in gioco, cose come “arriva la democrazia!” prima di un bombardamento orbitale o “la volete un po' di liber-tè?!?” dopo aver lanciato una granata. La cosa migliore di Helldivers 2 è infatti l'estetica che sono riusciti a creare in tutto il gioco, con la sua atmosfera sempre sulla linea tra comico e tragico, in cui la propaganda è talmente esagerata che solo un pazzo potrebbe crederci. E, infatti, gli helldiver, i militari specializzati che noi utilizziamo durante il gioco, sono dei soldati senza cervello, completamente assuefatti al loro lavoro e, forse, alla droga (non a caso le cure ricordano un po' una siringa di morfina e il personaggio sembrerà goderne, in modo anche esagerato, quando ne farà uso). L'estetica ha anche un certo effetto sul come si tende, poi, a comportarsi in game. Questa sensazione di democratura super militarizzata dai modi fascistoidi induce a sacrificarsi per gli altri giocatori durante le missioni, non è raro, invero, che uno dei quattro giocatori in casi disperati tenda al suicidio per portare avanti la missione e aiutare, quindi, gli altri. Il sacrificio, tra l'altro, non è punito in modo estremo dal gioco perché, anche se il giocatore non viene estratto alla fine della missione, prenderà comunque la sua parte di premio diviso tra i partecipanti. A fine missione, infatti, viene dato un premio in punti esperienza e in valuta di gioco in base a quanti obbiettivi principali e secondari la squadra avrà portato a termine e in quanto tempo, più un bonus per ogni avamposto nemico distrutto e per ogni helldiver estratto.
L'estetica, come dicevo sopra, è totalizzante e spinge a dare tutto durante una missione.
L’hub è il nostro super destroyer, astronave che ogni giocatore possiede, in cui si possono modificare equipaggiamenti e stratagemmi, ma soprattutto in cui si può entrare nella guerra totale. Sul ponte di comando c’è la mappa della zona di guerra, al centro della quale c’è la Super Terra, patria della Democrazia, e ai due lati estremi ci sono i due fronti contro le fazioni nemiche: i termidi e gli automaton. Ogni fazione nemica controlla vari sistemi che vanno liberati. Ogni missione portata a termine aggiunge una percentuale (infima) alla liberazione del pianeta su cui stiamo combattendo e quindi del sistema occupato. Se nel sistema e nel pianeta i giocatori non combattono abbastanza, gli avversari possono avanzare, anche occupando i sistemi precedentemete liberati o controllati dalla Super Terra. Ultimamente, per esempio, gli automaton hanno riconquistato Malevelon Creek e la community ha cominciato a creare meme e video per la riconquista planetaria, sperando di portare più giocatori possibili a combattere le loro missioni sul pianeta.
Se si guarda ai dati dei giocatori c’è in media un rapporto di 4:1 negli helldiver impegnati a combattere i termidi verso quelli impegnati, invece, a combattere gli automaton, forse perchè quest’ultimi sono più difficili da affronatre (anche a parità di livello di difficoltà della missione) e, di fronte a premi identici, il giocatore tenderà a scegliere la via più facile per farmare. Però negli ultimi giorni la tendenza si sta, leggermente, invertendo grazie alla propaganda tramite meme, reels e video, ed è come se la “poetica” stessa di Helldivers fosse fuoriuscita dal gioco “intasando” anche i social convenzionali e convincendo i giocatori a uno sforzo collettivo per impedire agli automaton di avanzare troppo verso la Super Terra (infatti, i nemici se non tenuti a bada potrebbero conquistare anche la madre patria degli helldiver, cosa che era successo sul primo titolo quando fu abbandonato nel tempo, portando a un Game Over collettivo).
Il giocatore ha accesso a due armi da tiro principali: una a una mano e una a due mani che sono utili contro la maggior parte dei nemici base, ma nel momento in cui si comincia ad affrontare nemici elite o più avanzati dovremmo fare affidamento sugli stratagemmi, dal momento che molto spesso anche le granate a mano risulteranno inutili. Ogni missione ci permette di scegliere da tre a quattro stratagemmi (più quelli standard identici per tutti), che sono oggetti molto forti i quali possono essere richiamati direttamente sul campo di battaglia dal nostro super destroyer tramite un codice, che dovremmo immettere con le frecce direzionali mentre teniamo premuto il tasto degli stratagemmi, e soggetti a cooldown. Gli stratagemmi sono tra i più disparati: bombardamento orbitale, nepalm, armi pesanti, droni scudo, droni con armi, torrette, campo minato, supporto aereo, esoscheletri e molto altro. Gli stratagemmi sono armamenti molto potenti che richiedono una certa collaborazione da parte degli alleati per non essere sprecati e perchè in Helldivers c’è il fuoco amico, risultando centrali nel gioco e anche marchio di riconoscimento del brand, nonchè sua partiolarità. Gli stratagemmi, quindi, richiedono una certa dose di strategia e tattica, soprattuo nelle missioni molto avanzate, e c’è sempre un tacito accordo tra i giocatori sul come, dove e quando usarli. Infatti, una delle caratteristiche principali del gioco è non percepire, quasi mai, se un giocatore stia sbagliando o giocando male, e ancora non ho ben capito se ciò è grazie al gameplay che maschera gli sbagli o al fatto che il giocatore tende a impegnarsi al massimo durante le missioni; fatto sta che il risultato finale è ottimo e difficilmente creerà frustrazione (e quindi offese in chat) tra i membri della squadra.
Affrontare costantemente orde di nemici ed essere obbligati a prendere decisioni spiacevoli molto spesso aiutano, quindi, il giocatore a sentire su di sé e il suo gruppo il peso del destino dell’umanità, ma soprattutto a percepire la sensazione di missione suicida senza speranza alcuna (anche se in realtà, escluse le missioni a difficoltà: Missione suicida, Impossibile, Helldive, sarà veramente molto difficile fallire, almeno, gli obbiettivi principali). Tutto ciò invoglia i giocatori, anche sconosciuti e senza voice chat, a collaborare costantemente, a non separarsi mai e ad aiutarsi a vicenda quando possibile.
Arrowhead Game Studios ha pensato fin nei dettagli l’estetica del gioco, ovviamente anche le armature, le bandiere, le icone, e in generale l’equipaggiamento è subito iconico, e non può essere personalizzato tramite elementi estetici diversi da quelli forniti dagli sviluppatori stessi, tutto tende alla stessa amalgama, tutto contribuisce alla sesnazione di fare parte di una fanteria dello spazio. Certo, di armature e caschi ne esistono di molte forme e colori, ma fanno parte tutti della stessa livrea. Infatti, quando gli attivisti LGBTQA+ hanno chiesto l’inclusione dei colori pride e della pride flag, gli sviluppatori hanno subito risposto (parafrasando) che ci si veste a secondo del contesto. Ovviamente, Polygon ha creato subito un caso accusando di censura gli sviluppatori di Helldivers 2 e lamentandosi del fatto che ci sono persone che prendono seriamente il titolo. Quindi siamo nuovamente alle solite: da un parte c’è il fascistoide che crede che Helldivers sia un esempio di retta via da seguire e, quindi, vittima della parodia propagandistica (ma esiste veramente questa tipologia di utente?), mentre dall’altra ci sono i cosiddetti “woke” che credono che la propaganda di Helldivers possa fare breccia nelle menti dei più giovani che andranno ad arruolarsi in massa nell'esercito o, peggio, a votare per l’altra sponda. Purtroppo per loro non hanno la finezza di un ragazzino di terza media che già aveva capito che era tutta satira e parodia, e perchè no, pure divertente.