My journey may have ended where it began - yet i leave with more.
Se dovessi stilare una classifica dei miei giochi preferiti di sempre non faticherei a metterci dentro, anche, Northern Journey. Un gioco che, al momento in cui sto scrivendo, ha il 97% di impressioni positive su Steam ed è già nelle classifiche dei migliori indie sui forum, board e reddit. Ma, a quanto pare, la critica strutturata non ha mai incontrato questo gioco, e non solo quella italiana, ma anche quella internazionale. Se provate a cercare su google, vi usciranno solo 2 recensioni, pubblicate sui rispettivi blog, e 2 videorecensioni su YouTube di un gioco uscito ad Agosto 2021 e quindi, secondo gli standard dell'epoca dell'hype, già vecchio.
Come al solito mi trovo abbastanza in difficoltà a dover descrivere un videogioco che ho amato e che al contempo è sconosciuto, dovendo anche fare attenzione a evitare di fare più spoiler possibili poichè Northern Journey è un’idea dietro l’altra, e sinceramente sconsiglierei anche la visione dei trailer stessi. Io lo giocai alla cieca e, avendo visto i trailer post-videogiocata, posso dire che spoilerano qualche sorpresa molto interessante. Io stesso metterò in questo articolo solo immagini (che mi servono per dare peso alla mia tesi) riguardanti le primissime aree di gioco onde evitare di rovinare la sorpresa di quello che nell’anima è un gioco, soprattutto, di atmosfera.
Creato da un solo sviluppatore, Northern Journey, potrebbe essere fatto ricadere nel genere dei boomer shooter, ma, vi assicuro, che è una definizione che gli starebbe stretta perché è molto più simile all’anima avventurosa ed esplorativa di Dark Souls. Infatti, nonostante ci si muova velocemente come in un Serious Sam e il sistema di shooting ricordi molto quello, appunto, di Doom, la parte più profonda e affascinate di Northern Journey è il suo level design e l’esplorazione del mondo, oltre che a un senso di estrema coerenza, tra paesaggi, personaggi e nemici, e a un’atmosfera straniante, ma allo stesso tempo rilassante e comunque sia frenetica, che il gioco riesce a creare. In realtà Northern Journey mi è sembrata un'opera bilanciata in maniera egregia.
Ambientato in un nord europa tardo medievale ci ritroveremo ad avere a che fare con il folklore di quelle terre, un folklore non legato alla mitologia norrena, ma più a elementi sincretici tra cristianità e magia pagana. L’atmosfera malsana, selvaggia, magica e di pazzia è resa benissimo grazie a una grafica low-poly che riesce a bilanciare momenti di ribrezzo a momenti di estrema bellezza contemplativa del paesaggio.
Giunti con una piccola imbarcazione a remi in questo fiordo norreno, saremo costretti ad approdare a causa di un attacco, di non meglio precisati arcieri, che intaccherà la nostra piccola nave, affondandola. Su queste terre troveremo subito un uomo, strano, magico ed enigmatico che, parlandoci in rima, ci farà da guida attraverso un viaggio nel nord per riuscire a tornare a casa. Durante il nostro peregrinare verremmo in possesso di varie armi (archi, balestre ecc ecc) e di molti oggetti utili, non solo per sbloccare parti della mappa e creare shortcut, ma, anche, per velocizzare gli spostamenti, inoltre incontreremo strani e bizzarri personaggi che vorranno aiutarci od ostacolarci durante il nostro cammino.
Le armi sembrano incredibilmente precise oltre che soddisfacenti (escluso forse due armi avanzate), probabilmente ciò è dovuto al fatto che lo sviluppatore abbia come hobby quello del tiro con l’arco (e balestra). I combattimenti sono solitamente appaganti e la varietà di nemici è veramente ampia, anche se in larga parte sono insetti e tipologie di ragno, ma che hanno comportamenti e attacchi diversi. Probabilmente l’unica pecca della parte riguardante il combattimento sono le sessioni in cui dovremmo gestire un’orda che per colpa di armi “medievali”, e quindi lente a caricarsi, tende a rendere il tutto un po’ difficile e frustrante, ma sono pochissime parti di quello che alla fine dei conti è un sistema di shooting veloce e preciso e che richiede, anche, un minimo di strategia per affrontare diversi avversari.
Il senso di frustrazione è mitigato, inoltre, dal poter salvare in qualsiasi momento sicuro, grazie alla pressione di un singolo tasto, che unito a una velocità quasi istantanea del caricamento dei salvataggi rende le sconfitte immediatamente rimediabili. Ricordate però che siete voi a dover salvare e il gioco non salverà mai in vostra vece, cosa che sinceramente ho apprezzato moltissimo.
La parte, però, estremamente più interessante del gioco è quella esplorativa. Il mondo di gioco e le sue mappe interconnesse sono abbastanza piccole, ma grazie a un’ottima verticalità, ai collegamenti che il giocatore sblocca, ai “mezzi di trasporto” e al fatto che nessun nemico respawni, il mondo sembrerà enorme, coerente e con un’atmosfera impareggiabile. Foreste, paludi, caverne, vette innevate, vecchie rovine sono amalgamate alla perfezione, dando la sensazione di estrema coesione tra i vari biomi. L'estetica visiva dei paesaggi è ispirata, molto, alle opere pittoriche di Theodor Kittelsen, e riesce a trasmettere un senso di magica solitudine che ci accompagnerà per tutto il viaggio. La coerenza dei luoghi, delle creature che li abitano e delle costruzioni umane, abbandonate o meno, è forse il punto più alto dell’intero titolo. Spostarsi tra questi luoghi è estremamente piacevole e difficilmente il gioco sembrerà diviso a livelli (nonostante ci sia un caricamento, seppur istantaneo, tra un’area e l’altra), anzi sembrerà tutto un unico immenso mondo che si unisce con ponti, scale e funi: un dedalo estremamente leggibile. Probabilmente, il fatto che l’autore del gioco abbia vissuto quei paesaggi durante tutta la sua vita li rende più veri e coesi.
La musica, differente per ogni area di gioco, è perfetta per accompagnare questa grande avventura, il suo stile è unito sapientemente all’estetica visiva dei luoghi.
Il senso di viaggio, attraverso una terra misteriosa che diventa sempre più familiare, nonostante riesca a mantenere spesso un’atmosfera ermetica e insondabile, è reso benissimo dal titolo. Giunti alla fine dell’opera il senso di appagamento è totale, il viaggio vale più della meta e la voglia di rigiocare ed esplorare nuovamente quelle lande malsane, magiche e belle è opprimente. Northern Journey è in tutto e per tutto un gioco indie, la grafica low poly e alcune sbavature tecniche palesano un lavoro portato avanti da un solo sviluppatore, ma al contempo la solitudine alla guida del gioco lascia trasparire tutta la sua forza delle idee e l'anima profonda dell'opera.
All’interno di Northern Journey vi è poi una sessione di gioco priva di puzzle e di nemici, un vero e proprio momento di viaggio contemplativo dell’aspra bellezza del nord, che non ha eguali all’interno dell’industria (credo che sia uno dei miei momenti preferiti di sempre nella mia storia videoludica), dopo un momento di forti emozioni e di caduta nell’oscurità un momento di pace contemplativa. Il gioco apre i suoi paesaggi e li rinchiude sapientemente, bilanciando il senso di oppressione e di estrema libertà che risultano, quindi, ancora maggiori grazie alla costruzione precedente e futura. Le sensazioni provate sono sempre ben bilanciate, anche quando ci sentiamo persi non lo siamo mai veramente e incredibilmente saremo sempre dove dovremmo essere, che è il senso stesso del viaggio: perdersi per ritrovarsi.
Northern Journey è un capolavoro.