Tra i molti che nel corso del gioco tirano per la giacca il Senzaluce, si ha la strana sensazione – inedita, in un gioco di Hidetaka Miyazaki – che il finale positivo sia chiaramente uno, e che lo si ottenga seguendo la strada di Ranni, la streghetta che ci ricorda Shierke. Meno chiaro è: perché? Che succede davvero, nel finale di Ranni? Che senso ha? Perchè proprio lei tra tutti meriterebbe supporto, se non devozione?
Ranni è un personaggio molto frainteso, per il suo aspetto vulnerabile e per i suoi occasionali sprazzi di tenerezza o affetto – è del resto la consorte nell’unico “romance ending” di questo autore – viene presa come una ribelle idealista e simpaticamente malmostosa (diremmo oggi: “tsundere”). Eppure non nasconde i suoi lati oscuri: si presenta come colpevole della catastrofe e fratricida, annovera tra i suoi collaboratori un fratello la cui ribellione è sprofondata nella depravazione (Rykard) un maniaco stupratore e serial killer che le sta appresso solo per averla come preda (Seluvis), un servo che la ama destinato a impazzire (Blaidd) e delle cospiratrici che lei stessa ha tradito (Alecto, Tiche & co). Eccetto sua madre, che si preoccupa di proteggere, non manifesta alcun attaccamento o preoccupazione verso nessuno della famiglia, a livelli inquietanti. Il più amato e realizzato dei fratellastri, Godwyn, è morto per mano sua, e il suo eroico fratello maggiore Radahn muore per suo interesse, Morgott che lei ha servito come Re la definisce una traditrice tra tante: per nessuno di loro ha neppure una parola. Miquella e Malenia, suoi competitor come candidati Dei, braccati dalle loro malattie, sono imbarcati in una crociata di idealismo, abnegazione e vanità per una nuova utopia: nemmeno loro sono degni di alcun commento. Da come parla del suo corpo (che lei stessa ha distrutto, sacrificando sé stessa e Godwyn) sorge anche il dubbio che la motivazione di Ranni fosse del tutto personale, non voler fare da grembo per un nuovo rampollo divino; essendo estranea alla stirpe aurea di Morgott, Mohg e Godwyn, si insinua l’idea che tutto ruoti attorno alla presa di potere della sua stirpe, il ramo cadetto iniziato con Radagon e Rennala: un carismatico Radahn nobile Re-Condottiero che omaggia Raul di Hokuto No Ken contro un incrollabile Morgott “legittimista” alla Stannis Baratheon, una faida in cui Ranni e Rykard fanno giusto il lavoro più sporco. Se si vuole, la si riassume in una mera contesa dinastica, condita con una generica ribellione adolescenziale e con il banalissimo “sconfiggi gli dei” che permea tutta la narrativa giapponese. Tutto qui dunque? Chi è Ranni davvero?
Per capire cosa significa filosoficamente la ribellione di Ranni occorre capire a cosa si ribella: chi è Marika, la Dea e Regina Madre? Cosa Ranni sta cercando di abbattere? La contrapposizione, ci da un indizio Miyazaki, non è tra il Sole e la Luna, ma tra Luna e Oro: il Sole, ci viene detto, è stato dimenticato nell’era dell’Albero D’Oro, una eterna e costante fonte di luce che non tramonta mai. Del resto Marika – come tutto Elden Ring – è ossessionata dalla Morte, dalla possibilità di controllarla, tanto che non solo il suo più leale servo Maliketh esiste solo per la missione (vana) di contenere la morte, ma addirittura si contano una quantità di riti funebri che si sono succeduti come le lotte politiche, di cui la “Proper Death” è quella voluta da Marika: sepoltura nelle radici dell’Albero D’Oro, che presiede a un Samsara di reincarnazione. La cosiddetta “Regina Eterna” è terrorizzata dalla fine a cui tutto è destinato, la Morte Fatidica. Marika è un personaggio complesso, un intreccio tra una figura cristica, Lord Gwyn e Cersei Lannister: ha desiderato un mondo di sola vita, sola luce, sola abbondanza, sola pace, per sé e per la sua prestigiosa famiglia, come contropartita per il suo ruolo di incubatrice, per il fardello eterno di essere la rappresentante di dio in terra. La condizione di Marika è metafora del matrimonio politico e della strumentalizzazione delle nascite: questa Dea-Recipiente deve avere un utero e svolgere il ruolo di madre per un futuro Recipiente, una dinastia di donne (Empiree) destinata a fare da grembo all’Anello e non solo, a sposare un Lord Ancestrale che di volta in volta sia utile ad arricchire la Logica del Mondo (così Godfrey, uomo di guerra, non serve più in tempo di pace e viene sostituito da Radagon, intellettuale, rinascimentale e inquisitivo). Lei porta “il peso di un gravoso compito, una maledizione da cui non vi è salvezza”: il suo utero è il laboratorio in cui si definisce l’ordine politico del regno. C’è un compenso: come recipiente dell’Elden Ring, Marika ne controlla il potere di dividere e distinguere, di definire. Questo potere rappresenta l’oggetto senza soggetto, il “vero” non-interpretabile: se Marika afferma che il destino di un suo nemico è attizzare un fuoco in eterno, ciò diventa vero; se si afferma che i morti viventi sono una piaga, questi sono contagiosi e venefici che lo vogliano o no (Fia contamina Lionel e Rogier, pur volendogli bene); se la natura umana primordiale è feroce e selvaggia nella legge di Marika, diventa mostruosa nella realtà manifestando gli Omen. L’Anello non descrive, né prescrive: l’Anello “scrive” la realtà, è legge oggettiva, è l’ultima parola per eccellenza. La Grazia (la luce dell’anello) assegna lo scopo e il senso alle cose: se la religione dice che alla morte sarai reincarnato, questo effettivamente accade; se l’astrologia (lettura delle stelle, governate dall’Anello) dice che Ranni troverà Nokron solo quando cadrà una cometa, così è. Marika ha in mano il codice madre della realtà, e ne fa ampio uso. L’Elden Ring non può creare o annullare, ma può dividere, e quindi sigillare, e lei sigilla tutto ciò che la spaventa, partendo dalla morte stessa, e anche la distruzione (Fiamma dei Giganti) come forse qualcuno sigillò in passato la disperazione (Frenesia), la malattia (Marcescenza) e il dolore (Sangue): l’Elden Ring consente un mondo sterilizzato dal male, apparentemente, o come dice il suo primo consorte Godfrey “dona alla vita il suo più pieno splendore”; la visione di Marika tradisce una certa ingenuità infantile: desiderare solo la gioia. Desiderare infine un mondo determinato solo da sé stessa: riunirsi con la sua metà Radagon e con lui iniziare una nuova stirpe di cui Marika/Radagon è l’unico, “puro” ingrediente. Ognuna di queste scelte torna indietro a perseguitarla: due dei suoi figli, Morgott e Mohg, nascono mostri (Omen) e, se il primo si batterà sempre per una madre e un popolo che lo disprezzano, il secondo brucerà di rivalsa e odio; i gemelli prodigiosi nati dall’unione delle due metà, Miquella e Malenia, nascono afflitti da maledizioni; il figlio prediletto Godwyn muore per mano della figliastra Ranni; infine l’ultima speranza è Miquella, il più geniale e puro, ma Mohg torna per rapirlo, per averlo per sé, per “amarlo” che Miquella voglia o no. Tutto si ritorce contro Marika, non le resta nulla se non un desiderio di sofferenza eterna per il mondo, la fine di quell’Ordine, quella logica che Radagon ha amato, studiato, e compreso, forse per comprendere sé stesso che è tutt’uno con l’Ordine e l’Anello, quell’Anello che vuole difendere e riparare da solo. E’ quella che Gideon definisce “La fine che non si attendeva” e cioè: “che continuiamo a combatterci in eterno”; è la volontà di Marika o di Radagon, o il paradosso delle due volontà simmetriche? Il mistero confonde le Due Dita e la direzione della Grazia, che diventa una profezia auto-contraddittoria: guida il Senzaluce a reclamare e riformare l’anello, eppure gli sbarra la strada. Marika è la critica di Miyazaki all’uomo che ricerca la verità assoluta, il divino, il trascendente: a Marika il Dio demiurgo ha consegnato la macchina del mondo, il suo funzionamento e il suo timone, è Marika che delinea ciò che è oggettivamente vero e ciò che è oggettivamente falso. Ma questa condizione la condanna a una profonda insoddisfazione, infine alla disperazione. Si crocifigge con le regole “perfette” che lei stessa ha statuito e letteralmente viene punita dalla sua contraddizione interiore come i bambini che se vengono sempre accontentati finiscono col desiderare una punizione.
In un gioco che è piuttosto criptico, la critica di Ranni a tutto ciò è spiegata in modo quasi didascalico: “Pur se la vita e l’anima sono tutt’uno con l’ordine, l’ordine può essere posto lontano. Se fosse impossibile vedere l’ordine con chiarezza, credergli, toccarlo… sarebbe meglio”. L’ideale di Ranni è donare al mondo l’incertezza, un’esistenza dove il dubbio e lo scetticismo hanno senso, perché la legge divina è stata portata via – da lei, che come nuova Dea si auto-esilia nello spazio, dove non può essere vista o udita. E’ del tutto disinteressata a riformare la Logica del Mondo: nessuna Logica del Mondo andrà mai bene se è manifesta, tangibile ed evidente nella forma dell’Elden Ring. Per Ranni la mancanza di un senso manifesto è qualcosa per cui combattere, da guadagnarsi: che la vita sia “come un sentiero che si snoda nelle tenebre… tra paura, dubbio e solitudine”. Perché il contrario, avere la verità in mano, poterla vedere e toccare, è una maledizione, per creature contraddittorie e incerte come gli esseri umani: cerchiamo la verità oggettiva, ma se potessimo vederla, toccarla, ne saremmo tormentati. Miyazaki ha immaginato un mondo rovesciato, in cui è insensato essere scettici, perché Dio è sempre presente – l’albero, visibile e immanente da ogni angolo del mondo, ne è chiarissimo simbolo. Ma se esiste un divino manifesto, una ultima parola oggettiva, non siamo liberi. Meglio immaginarci come un Sisifo felice di fronte all’irragionevole silenzio del mondo; anzi, meglio farlo tacere, il mondo. Un noto adagio buddista recita: se incontri il Buddha, uccidilo. Nell’Era delle Stelle potremmo dire: “Se trovi la verità oggettiva, sparala nello spazio, il più lontano possibile”. L’era del dubbio è l’era della speranza, del dono di non avere certezze, una via nella notte che si apre con parole troppo dolci per questo autore: “Andiamo dunque, mio amato consorte eterno?”
Fonti:
Elden Ring: Rivelazioni, di Michele Poggi “Sabaku No Maiku” e Mirko LaMarca
Gods, Lords and Empyreans, video di Tarnished Archaeologist
La Filosofia di Elden Ring, video di Rick DuFer
Death In the Lands Between, video di Tarnished Archaeologist
Radagon, video di SmoughTown
Il Trono di Spade, di George R.R. Martin
Hokuto No Ken, di Buronson e Hara
Il Mito di Sisifo in Albert Camus