SPOILER WARNING: ENORMI E NON TRASCURABILI ANTICIPAZIONI SU ELDEN RING SHADOW OF THE ERDTREE
La compassione e la gentilezza sono tra i grandi misteri del pensiero umano. Nulla di misterioso nella loro origine, sono tratti evolutivi emergenti che la natura ha selezionato come adatti: spesso le specie cooperative prosperano, e quelle che mostrano cooperazione anche senza una ricompensa immediata prosperano ancora più. Niente di soprannaturale. Molto più difficile è definire cosa comportano esattamente queste parole con una qualche precisione. La compassione è l’Event Horizon di ogni ideologia e della maggior parte delle filosofie, poiché si mostra compassione proprio quando si offre aiuto, sostegno o perdono prescindendo da quanto sia meritato, corretto o persino logico; non è un'ideologia coerente e, anzi, spesso si manifesta scendendo a compromessi sui nostri ideali piuttosto che imponendoli - la violenza, al contrario, è la determinazione a imporli, ad annullare l'"alterità" dell'altro senza lasciare spazio a compromessi di visione. La gentilezza è più simile ad un istinto. Nietzsche, notoriamente avverso al moralismo in ogni modo possibile, lodava la gentilezza e l'amore, “le erbe curative più preziose e rare nel mondo dei rapporti umani”. Citando la famosa frase del giudice supremo Stewart: "Non cercherò di definire la pornografia hardcore, ma la riconosco quando la vedo", lo stesso si può dire della gentilezza: esiste sicuramente, ma cercare troppo di definirla si rivela problematico. In uno dei suoi libri, intitolato "Come Diventare Buoni", Nick Hornby descrive la tragicomica ricerca di un uomo liberale in crisi matrimoniale di una ricetta precisa su come essere una brava persona, vista dagli occhi della moglie infedele - che cerca di sabotarlo e di fare deliberatamente la “villain” nonostante la sua cultura buonista cattolico-liberale, solo per imbattersi nello stesso problema del marito: capire cosa significhi essere buoni, anche se lei si è sempre considerata una brava persona. Stranamente, il libro si chiude con parole cupe: "La mia famiglia, penso solo a questo. [...] Ma al momento sbagliato do un'occhiata al cielo notturno oltre David, e vedo che laggiù non c'è niente".
In un certo senso, il finale di Shadow of the Erdtree non è certo momento più brillante né apice narrativo di Hidetaka Miyazaki. L'apparizione di un redivivo Radahn appare a molti come un fanservice o un retcon, quando il gioco ha lasciato intendere più volte che Godwyn era il fratello preferito di Miquella - e il gameplay a dir poco discutibile dell'evento non aiuta a mandare giù la pillola. Ciononostante, si potrebbe sostenere che le risposte che abbiamo ottenuto alla fine su Miquella sono in linea con ciò che il personaggio rappresenta fondamentalmente: un dio bambino a cui nessuno nega nulla. Miquella ha il potere di insinuare negli altri il sincero desiderio di compiacerlo, obbedirgli e amarlo; e paradossalmente, è lui stesso il semidio con la più sincera determinazione ad aiutare, curare e confortare. Dal punto di vista narrativo, è un generatore ambulante di plot-hole, poiché il suo potere è appunto quello di far dimenticare ai personaggi le loro motivazioni e di cambiare completamente il corso delle loro vite, e le conclusioni dei suoi piani sono assurde, come ad esempio la Battaglia di Aeonia: l'intero motivo della battaglia è del tutto estraneo ai giochi politici tra il Re Morgott e gli altri contendenti, dal momento che Malenia non ha alcun interesse per il trono e tuttavia si butta su Radahn, il contendente favorito. Affronta Radahn con tutto sé stessa, rinuncia alla propria dignità e identità scatenando la propria malattia come arma, condannando l'intera regione di Caelid a una sofferenza senza fine sotto la Marcescenza Scarlatta, gli sussurra provocazioni all’orecchio fino all’ultimo (parole raccapriccianti che si riveleranno essere: “Miquella ti aspetta, o consorte promesso”) e infine rischia tutto per ucciderlo, condannandolo alla morte cerebrale – da cui noi lo libereremo. Come per chiunque interagisca con Miquella, questa è una svolta strana per Malenia, che fino a quel momento ha mantenuto la sua sanità mentale attraverso allenamento incessante, ferrea autodisciplina, una dolorosa infermità e fissazione identitaria; ripetere il suo nome ogni volta che ci uccide (cosa che fa molte volte) forse è il suo modo per concentrarsi sempre su chi è. È facile etichettarla come narcisista, una che avrebbe devastato una regione intera solo per evitare di subire la sua prima sconfitta... ma ci si potrebbe chiedere quanto fosse in sé, proprio come Mohg il Mohg-lestatore, trattato memeticamente come abusatore (aspirante tale, e fallito per giunta) di bambini dalla comunità dei giocatori, quando in realtà Miquella lo ha ammaliato - inizialmente, a quanto pare, per usare la sua conoscenza da "Luminare" per accedere alla Terra dell'Ombra – Luminare essendo apparentemente un termine per i saggi Hornsent.
A dire il vero, Miquella non annulla mai l'intera personalità delle persone che incanta, ma questo rende il suo potere ancora più sottile e terrificante: non si tratta di un vero e proprio controllo mentale, ma piuttosto di un'ottimizzazione dei loro pensieri e attitudini... Miquella sa cosa è meglio per loro, dopo tutto. Sicuramente anche l'orgoglio di Malenia o la possessività di Mohg non sono sua creazione, e non ha previsto la distruzione di Caelid o il suo stesso rapimento - c'è persino da chiedersi se la compagnia che lo segue sotto la guida di Leda e che include noi, abbia qualche utilità per Miquella o stia solo seguendo in cieca adorazione. Quindi la risposta: “la Battaglia di Aeonia ebbe luogo perché Miquella voleva davvero davvero tanto Radahn come consorte” sembra assurda e capricciosa ma coerente con un personaggio infantile che non affronta mai un rifiuto e induce gli altri a compiacerlo ossessivamente. E c'è anche la possibilità che, poiché Ranni ha "ucciso" l'anima di Godwyn con la vera morte, Miquella non abbia potuto rianimarlo e abbia semplicemente spostato l'interesse sull'altro ammirevole fratello che aveva: non sia mai che gli venga negato un consorte degno di lui. C'è senza dubbio un amore sincero tra Miquella e Malenia, come probabilmente ha amato Radahn e Godwyn; ma d'altronde chiunque vuole convincere gli altri - soprattutto le persone care - a soddisfare le proprie esigenze, Miquella ha solo il potere di farlo accadere immancabilmente. Perché non farlo quindi? Non a caso, Miquella prende le distanze dal Fondamentalismo di Radagon: se la conclusione del Fondamentalismo è il principio di Goldmask secondo cui "Non abbiamo bisogno di dèi umani", Miquella ribatte: non abbiamo bisogno di dei disumani, vogliamo e abbiamo bisogno proprio di un dio umano che possa comprendere l'amore e l'empatia. Quello che mancava a Marika, pensa Miquella, è proprio quello che lui ha in abbondanza: la compassione. Un dio compassionevole è ciò che serve. Un mondo più gentile.
Suona bene, e suona anche chiaro. Un mondo compassionevole. Suona anche molto diverso – e complementare – ai finali di Ranni e Goldmask. Ranni vuole un mondo basato sull’interpretazione, dove le regole esistono ma sono incerte, invisibili. Goldmask un mondo basato sulla stabilità, dove le regole sono manifeste e certe ma logiche e impersonali. Sono obiettivi molto astratti e freddi, che mostrano poca – in senso diretto, nessuna – pietà per le vittime delle regole stesse. Del resto, si è detto, la compassione per natura deve trascendere la regola, o costituirne l’eccezione. Miquella invece piange per le vittime, e sogna un mondo che le compensi del dolore subito.
Certo è difficile in un mondo come quello di Elden Ring, poiché l'Anello stesso ha la sua principale regola metafisica - tutto può essere separato ma non creato o cancellato - come intrinsecamente discriminatoria; l'Anello divide, distingue e sigilla, ma gli elementi esterni possono sempre entrare nella realtà, trasformandosi in maledizioni. Miquella offre accettazione, rifugio, guarigione e forse anche rinascita (dato che l'Haligtree stesso sembra essere un altro dispositivo di reincarnazione) a tutti i maledetti. Per diventare un Dio degno di un intento così puro, Miquella si libera di pezzi di sé mentre cammina nella Terra dell'Ombra, un luogo a metà tra oltretomba e confinamento creato da Marika, e si dirige verso i resti del Crogiolo per rinascere come nuova forma di vita, purificata. Ora, si potrebbe essere distratti dalle contorte meccaniche high-fantasy in gioco: Miquella necessita di un portale di sangue per entrare? Come usa i resti di Mohg per reincarnare Radahn? Quando si separa da Trina, è simile alla scissione Marika-Radagon? Come userà il Portale Divino, solidificazione di energia vitale del Crogiolo, per elevarsi a Dio alternativo a Marika? Fantasie metafisiche per noi nerd appassionati…
...ma il punto qui è il simbolismo. Egli si sta liberando della propria identità, spogliandosi di sé stesso, abbandonando tutto ciò che lo rende ciò che è, e lo considera passaggio ineludibile. Tra le cose cui rinuncia, getta via anche la sua metà, la ragazza conosciuta come Santa Trina, patrona del sonno e dei sogni, dichiarando: "Qui abbandono il mio amore". Come Radagon è in disaccordo con la sua metà Marika, così Trina è in disaccordo con Miquella, e ci prega di fermare e di uccidere Miquella perché "la Divinità sarebbe una prigione" e lo chiama "quella povera creatura". Questo è il passaggio filosofico cruciale su Miquella: la sua capacità di amare (Trina) era legata all'induzione del torpore, del sonno e del riposo forzato - il conforto dell'evasione, del sogno e dell'oblio. Trina rappresenta la consapevolezza di Miquella che per evitare del tutto che le persone soffrano e si facciano del male l'un l'altro si dovrebbe renderli impotenti, torpidi, soddisfatti come bambini addormentati; il che è sollievo, non soluzione; ecco perché "nel sonno [di Trina] c'è insito il desiderio di svegliarsi". E quando esclude Trina, esclude questa verità, tanto che un seguace dice: “Ti sei separato anche da ciò da cui non avresti dovuto separarti per nessuna ragione”.
Tutto è iniziato con Marika e con il suo trauma: la sua gente, i numen (chiamati "gli sciamani" dalla cultura hornsent), rapita e macellata nei sacrifici religiosi del regno degli hornsent incentrato su Belurat. Da quando lasciò il suo villaggio natale, ormai deserto, incontrò le "dita" - le inquietanti creature a forma di mano che sembrano essere gli inviati della Grande Volontà, che modellano la genealogia degli dei - e fu scelta come Empirea, forse dalla stessa madre delle dita Metyr; scalò i ranghi degli hornsent solo per tradirli, estrasse l'Anello dal loro sacro Crogiolo e divenne una dea. Confermando la sua natura come infine semplice e umana, si vendicò degli Hornsent ordinandone l'epurazione. Epurazione che, per ironia della sorte, viene compiuta da Messmer, un figlio che nasconde con vergogna la propria "natura serpentina", il suo legame indesiderato con il Crogiolo, e che viene ripetutamente scacciato da amici, compagni e familiari, eppure mai per le atrocità che commette, ma piuttosto per il modo stesso in cui è nato: una colpa che cercherà di emendare diventando un macellaio ben peggiore delle persone che sta punendo, un Dio Ade annoiato e depresso che sembra un manifesto su gambe della ciclicità del trauma. Marika, insomma, ha abbandonato "il lato gentile dell'oro" e punta tutto sull'"ordine", le regole, appunto prive di compassione: la sua gentilezza si riversa come incantamento sul suo villaggio un tempo idilliaco, dove non c'è più nessuno da benedire con il suo oro... un ricordo doloroso a cui non tornerà mai più. Ecco la conclusione di Miquella: per essere perfettamente compassionevoli, non dovremmo avere alcuna identità. La compassione dovrebbe essere il nostro unico principio, la nostra unica motivazione. Se rimaniamo ciò che siamo, il nostro trauma ci condiziona e ci costringe a ripetere altri traumi e altre violenze. Del resto, lo stesso Miquella è così ossessionato dalla salvezza e dalla guarigione a causa di un trauma: è cresciuto con l'amata sorella devastata da una malattia straziante per la quale non poteva fare nulla. Egli vuole diventare pura compassione, pura pace; come dice Sir Ansbach, uno dei suoi seguaci (o schiavi), è "un mostro di pura luce radiante che brandisce l'amore come un'arma e sbianca il cuore degli uomini". Radahn non fa eccezione: mentre Miquella sembra "amare" Radahn, il generale forte, eroico e gentile che mostra sempre una determinazione incrollabile e al tempo stesso sentimenti sorprendentemente delicati verso i sottoposti, gli emarginati e persino gli animali, ci si potrebbe chiedere: è davvero amore? Radahn è pieno di contraddizioni e fallimenti. È innamorato della guerra. È incline all'idealizzazione sia di Godfrey che di Radagon. È praticone e generalmente non interessato a una comprensione profonda. Ha affetto per persone come Messmer o Rykard che hanno le mani sporche di sangue. Come Napoleone Bonaparte, che notoriamente si stupiva di quanta empatia potesse provare per il dolore di un cane che guaiva avendo perso il suo padrone, quando poco prima aveva ordinato una sanguinosa battaglia, Radahn è tragicamente umano e contraddittorio. Colui che Miquella vuole davvero governare su un mondo più gentile, è un Radahn più gentile, sbiancato dalle sue contraddizioni. Così come i suoi seguaci vengono ripuliti dalla paranoia e dal fanatismo (Leda), dalla vendetta e dal furore (l’Hornsent), dalla tossicodipendenza (Thiollier), e così via: ogni mente viene opportunamente modificata per ospitare sentimenti di cameratismo, comprensione e cooperazione, ogni mancanza o mostruosità è perdonata, e anzi mondata meticolosamente, da un giogo amorevole. Ed ecco quindi entrare in scena un Radahn-giocattolo, che vediamo per la prima volta senza il suo amato cavallo malato da cui non si separerebbe mai… se potesse scegliere, certo. Miquella non ha bisogno della violenza per superare l'alterità dell'altro: lui sa cosa è meglio per tutti, e può far sì che lo sappiano anche loro.
Il racconto di Miquella potrebbe sembrare meno concreto e più contorto di altre parabole di Elden Ring, ma in realtà è la storia più personale. Tutti ci sforziamo di essere migliori. E tutti dobbiamo rinunciare a una parte di noi stessi per farlo. Facciamo grandi sforzi per essere più comprensivi, più accoglienti, più empatici. Quanto vale il compromesso o il sacrificio di essere gentili, comprensivi, amorevoli, compassionevoli? Quando queste parole smettono di significare ciò che pensiamo e diventano qualcos'altro? Elden Ring è un racconto sul rapporto con l'assoluto, e Miquella percorre il cammino per fare della compassione un assoluto. La gentilezza come legge, come ideologia che può essere trasformata in regole cristallizzate, impartite con precisione e imposte quando necessario. La gentilezza come dovere. La violenza come una cosa del passato - dal momento che non siamo liberi di odiarci a vicenda, ma del resto perché dovremmo volere una tale libertà? C’è chi sa cosa è meglio per noi, dopotutto. Santa Trina sapeva che questo è impossibile - l'unica gentilezza indiscriminata di cui si possa concretamente godere è, letteralmente, un sonno drogato – lei sa che Miquella non sarebbe finito diversamente da Marika, ingabbiata nel suo stesso desiderio trasformato in legge metafisica, contemplando con orrore l'impossibilità della sua ideologia. Trina chiede di concedergli il perdono e di dargli speranza con la violenza e la morte, apparentemente un paradosso. Nietzsche elogiava la gentilezza, ma la sentiva distinta dalla compassione, un sentimento che vedeva troppo intrecciato con il senso di superiorità, vedeva difficile separare la compassione dalla pietà, almeno nel sistema morale della sua epoca, e pensava che la pietà comportasse un giudizio negativo sul compatito. Sarebbe impossibile, dice Nietzsche, formalizzare la gentilezza in qualcosa che possa essere scambiato in modo misurabile, una "economia della gentilezza" che "solo il più audace degli utopisti" oserebbe immaginare; esiste una componente irrazionale nella gentilezza, non può essere governata - e qui vi è insito un rischio, perché Nietszche intende anche dire che l’empatia non va dilapidata senza parsimonia. È persino discutibile quanto possa essere utile l'abbondanza di compassione, quando nega alle persone la possibilità di essere responsabili delle proprie azioni: come nel film Dogville di Lars Von Trier, la compassione indiscriminata tradisce una visione disperata dell'umanità come esseri infantili incapaci di migliorare, e la punizione violenta sembra quasi più onesta e liberatoria, dove la morale del perdono appare una comoda ipocrisia.
Quando l'empatia, la compassione, la gentilezza diventano troppo? È difficile dirlo. Sicuramente, quando cerchiamo di renderle oggettive. Così, rifiutiamo l'abbraccio di Miquella e lo perdoniamo – perdoniamo il suo narcisismo. Alcuni hanno detto che siamo quindi costretti a causare il "finale negativo" del mondo di Elden Ring. Altri hanno detto che alla fine Miquella si dimostra un'ipocrita e manipolatore. Io penso che nessuna delle due cose sia vera. Penso solo che non esista una guida su "come essere buoni" e non c'è niente di più disperante, più disperato, più spietato, che cercare seriamente di scriverne una. Uccidendo Miquella, recuperiamo la vera speranza. Speranza per Miquella: che gli esseri umani non siano le esasperanti creature pietose e sempre bisognose di cure estenuanti che lui crede. Come diceva Santa Trina: "Una divinità in gabbia non può essere salvata". Come accade a molti di noi, nella vita, un giorno smettiamo di empatizzare, di compatire, di accettare, di perdonare: nei momenti di separazione. Sorprendentemente ci accorgiamo che è una liberazione per noi e per il ricevente della nostra disponibilità infinita, anche se la controparte non ci ringrazia affatto dei nostri improvvisi rifiuti. Non siamo riusciti a salvare tutti. Nessuno può. Ma chi non può essere salvato da sé stesso, perdoniamolo con un addio. Una compassione senza confini è una gabbia senza speranza.
Fonti
Elden Ring - Rivelazioni, video di Michele “Sabaku No Maiku” Poggi e Mirko LaMarca
Umano, Troppo Umano, libro di F. Nietzsche
Come Diventare Buoni, romanzo di N. Hornby
Dogville, film di Lars VonTrier