Final Fantasy 8, i 25 anni del capitolo divisivo
Molti problemi e molti meriti per un capitolo del quale si discuterà in eterno
Final Fantasy 8 compie oggi 25 anni. Da un lato mi suona strano, perché ho sempre associato i videogiochi al periodo dell'anno in cui li ho giocati e, dato che a quei tempi servivano mesi di attesa prima dell'uscita delle versioni PAL, l'ho sempre ritenuto un gioco da fine autunno. Fu il mio primo Final Fantasy effettivamente giocato: avevo già iniziato il 7 tempo prima ma, da piccolo pischello, vedere lo schermo che scompariva per i combattimenti e non potersi spostare fu uno shock culturale videoludico molto forte e quindi non lo avevo mai portato avanti. Nonostante questo, nonostante sia forse quello sul quale ho passato più ore, non è il mio preferito (trovo ormai molto meme e poco verità la massima per cui si preferirebbe sempre il primo che si gioca).
Credo sia un titolo interessante da valutare, forse il più interessante del franchise. Nonostante il 7 fosse il primo in 3D e fosse quindi molto difficile competere con l'innovazione che portò, l'8 riuscì a introdurre una quantità enorme di innovazioni tecniche. Filmati in FMV utilizzati come fondali, interazioni durante l'esecuzione delle azioni selezionate e durante le tecniche speciali, graficamente impressionante e con una direzione artistica mai troppo ricordata (i Garden, Dollet, Deling City, hanno un'estetica straordinaria). Tuttoggi, a mio parere, il comparto musicale è ancora il migliore della serie e le OST sono, se non le migliori come composizione, le più appropriate.
Final Fantasy 8 è, in generale, uno dei titoli più massacrati per i loro problemi e limiti, a volte giustamente, altre volte molto meno.
La critica principale sono i "buchi di trama", termine che oggi è così famoso e così usato che viene da chiedersi quante interpretazioni ne esistano. Final Fantasy 8 ha pochissimi buchi di trama e, anzi, per la complessità narrativa che presenta, è sorprendentemente solido. Chi scrive ha svolto per anni e anni il ruolo di moderatore sul Rinoa's Diary, fra i principali se non il principale sito e forum dedicato al brand Squaresoft, e ha avuto modo di capire che cosa molti avessero compreso della trama del gioco. Le critiche argomentate non mancavano, ma non sono mai state la maggioranza. Quello che però va osservato è che, se davvero così tante persone - chiaramente appassionate alla serie - hanno rilevato una storia fallata dove fallata non era, beh, questa sì, è responsabilità della scrittura non efficace.
Più che mal fatta, la scrittura appare a mio avviso "incompleta" nelle parti che sarebbero servite a dare veramente un punto ai temi proposti: se oggi se ne facesse un remake, sono moltissimi gli elementi che, sviluppati anche in modo semplice, potrebbero dare grande lustro. Il tema della dittatura, prima da parte di un essere umano e poi di una temutissima strega che ha portato la guerra nel mondo, potrebbe essere sviluppato al punto da rendere Final Fantasy 8 il titolo dai temi più maturi. Allo stesso modo, l'accenno al fatto che possano non esistere "buoni e cattivi" che poi si perde nel nulla avrebbe meritato molte, molte più linee di dialogo, anche perché ci sarebbero state occasioni di trama per approfondire.
Una critica più calzante è quella in merito ai personaggi del party, lasciati perdere quasi del tutto dopo il secondo disco. In effetti, nel tentativo di concentrarsi sul rapporto fra i due protagonisti, si ha un po' troppo successo. Personaggi potenzialmente interessanti e portatori di spunti vengono completamente relegati a una scelta di gameplay, tra l'altro ridotta in importanza dalla quasi equivalenza in combattimento. Anche in quei personaggi non mancano i temi: l'eredità spirituale di un nonno coraggioso, l'infantilismo usato per sostenere il morale degli altri, la disperata ricerca di attenzione e di conferma, la solitudine provata nello svolgimento di un compito che maschera quella provata in un gruppo. Quello che manca, però, è lo sviluppo di quei temi. Troppo spesso Final Fantasy 8 è un'idea straordinaria che non viene poi sviluppata in un racconto, una grande occasione persa.
La stessa carenza si rileva, a mio avviso, nell'antagonista finale. Non è vero, come spesso si sente dire, che "sbuca fuori all'improvviso", le sue azioni sono la ragione per la quale la prima parte della trama si svolge come si svolge, ma è vero che non viene dedicato abbastanza tempo alla sua definizione (al punto da far emergere bizzarre teorie che ancora oggi, a 25 anni di distanza, non si rassegnano alla loro inconsistenza). Va aggiunto comunque che, in termini di boss finali, non si sente criticare con la stessa forza Final Fantasy 9 che porta lo “sbucato fuori all’improvviso” alla sua apoteosi, quindi sorgono interrogativi su quanto la caratterizzazione “rarefatta” sia davvero sgradita e quanto non sia, a volte, un’osservazione un po’ pretestuosa.
Non mancano temi, invece, proposti in modo elegante: la vicenda di Laguna, probabilmente, è la storia d'amore meno banale e più realistica proposta nell'intero franchise, così come le reazioni dei personaggi coinvolti. Se si chiede a gran voce lo show don't tell, poi difficilmente si può accusare questo arco narrativo di essere mal strutturato.
Altre critiche, che però lasciano il tempo che trovano, sono relative ad aspetti che lasciano annusare un po’ di malafede, ad esempio l’accusa di aver mostrato Squall trafitto da un grosso pezzo di ghiaccio senza ucciderlo, salvo poi amare alla follia Final Fantasy 7 che fa precipitare Cloud da altezze improbabili senza slogargli una caviglia. Questo, però, non è sorprendente: in quanto serie più famosa dei suoi anni, Final Fantasy ha smosso le fanbase al tifo calcistico prima ancora che questo termine acquistasse notorietà. Chiunque si trovasse sui forum nell’epoca pre-social ricorda benissimo il livello di bile riversata nei topic, bile che comunque ha eredi più che degni nelle sezioni commenti di Facebook e di YouTube.
Il Junction System è un altro dei bersagli preferiti delle critiche a Final Fantasy 8: troppo inutilmente complesso, spiegato molto male dal personaggio incaricato di farlo e troppo "rotto", "il gioco si rompe facilmente". Sulla complessità e sulle capacità didattiche di Quistis Trepe c'è poco da dire, lo stesso tipo di sistema probabilmente poteva essere proposto in modo molto più snello. Quanto al "rompere il gioco", invece, è molto spesso semplice elitismo da parte di chi si fregia di essere un pro. Nessuno, alla prima run di Final Fantasy 8, ha rotto un bel niente perché troppo impegnato a scervellarsi nel capire come funzionasse il sistema. Del resto, delle due l'una: o il sistema è troppo complesso o è troppo semplice. Il fatto che poi, rigiocando, il gioco possa diventare semplicissimo con relativamente pochi accorgimenti, è vero ed è anche uno dei maggiori pregi, non difetti, di questo titolo. Il genere dei JRPG ha nella necessità del farming uno dei peccati originali dai quali sembra non riuscire a liberarsi: il gioco non si preoccupa di essere bilanciato e stimolante perché l'unica reale sfida sono gli HP e i danni dei nemici, costringendo il giocatore a ripetizioni infinite e bovine delle stesse azioni per decine di ore. Se conoscendo bene il gioco non si ha bisogno di perdere giorni di esistenza in attività tediose, questa è un'inestimabile rivoluzione in positivo e andrebbero stesi tappeti rossi, più che lanciati strali.
Una delle cose che fa un po' sorridere, pensando al mercato di oggi, è che FF8 sia bersagliato per l'assenza di cura nella lore quando, in realtà, ne è stracolmo all'interno di un'apposita sezione del menu: lo stesso pubblico che va matto per i Souls perché "la storia va scoperta leggendo, non basta giocare", critica FF8 per lo stesso motivo. Non c'è dubbio che in un gioco story driven e "narrativamente classico" esistano modi meno macchinosi per parlare dell'ambientazione (personalmente, se di forma scritta doveva trattarsi, avrei preferito leggere sulla rivista diegeticamente presente nel gioco, Timber Maniacs), tuttavia rimane un punto di interesse.
Anche per via dell'offensiva operazione di remastering subita dal titolo, ogni tanto si ventila l'ipotesi di un remake. Fingendo per un istante che si possa desiderare un remake che darebbe a Final Fantasy 8 la sorte infame spettata al suo predecessore o che, per qualche motivo, ci si possa aspettare da questi team un remake a noi gradito, è comunque assai improbabile che, per i prossimi molti anni, venga messo in cantiere un progetto così enorme. Questo è quasi un peccato: Final Fantasy 8, per i motivi citati, è il capitolo che gioverebbe maggiormente di un lavoro nell'ottica del "ok, teniamo il soggetto e riscriviamolo da capo". Visto l'andazzo, però, credo si possa vivere bene anche senza.
Auguri quindi al primo Final Fantasy tradotto in italiano, che pur essendo uno dei capitoli con più ingenuità e mancanze è allo stesso tempo uno di quelli con più meriti non riconosciuti.