Può questa recensione non avere spoiler e allo stesso tempo riuscire a far capire la vera anima di Final Fantasy XVI? No, non è possibile credetemi. Se la vostra fede ritiene gli spoiler frutto del demonio, vi chiedo in anticipo perdono e mi pento profondamente, ma è un male necessario.
Per chi proviene come me da una religione cristiana, ma vale in generale per ogni religione monoteista, Dio è una figura dai molti volti ma fondamentalmente è identificativo di una bontà superiore. Si è vero, nell’antico testamento ogni tanto si incazza, fa un po di stragi, dice una cosa e poi la nega, ma stringi stringi Dio è la rappresentazione del buon creatore che tutto fa e tutto compie per amore del suo popolo, ebraico in primis e poi, con l’arrivo di Gesù, anche di tutti gli altri.
Immaginate la mia sorpresa nel realizzare a circa 3⁄4 di videogioco, che il cattivo è Dio e che non solo è malvagio, ma pure bastardissimo. Capace di usare ogni mezzo a sua disposizione per raggiungere il proprio scopo, manipolando persone, creando oggetti e armi potentissime e persino di intervenire in prima persona, quando le circostanze lo richiedono. Molti di voi potrebbero ritenere che anche l’altro Dio, quello della bibbia, non sia poi così differente… ma sono sicuro che concorderete che nella narrazione biblica, ogni sua azione tendeva nelle intenzioni al bene del suo popolo. Ultima invece (questo è il nome del Dio di FFXVI) ha piani decisamente diversi per l’umanità, e tutta l’epopea narrata nel videogioco ruota attorno alla realizzazione del suo malvagio disegno, che non vi rivelerò in queste righe.
Vi ritroverete quindi a combattere contro il Creatore, colui che tanto ha dato e che tutto rivuole indietro e con gli interessi. Per fortuna nonostante sia molto potente, pare che non sia onnipotente e cosa ancora più importante, pare che il suo corp* non sia a prova di cazzotti.
In tutto questo abbiamo il nostro protagonista, Clive Rosfield, che con un portamento da novello Kenshiro e il carattere dell’omerico Ulisse, si oppone al destino che la divinità ha deciso per lui e per l’umanità tutta, dando inizio alla sua personale odissea, assieme ad amici, amori, parenti e persino nemici, il tutto per ribadire a Ultima un concetto fondamentale: del nostro destino decidiamo noi, non siamo le tue fottute marionette!
Questa è la ciccia del gioco, una storia che si dipana a livello temporale in varie decadi, e che attraversa un mondo, Valisthea, formato da sei regni, ognuno con la propria forma di governo e le proprie alleanze.
A livello di caratterizzazione è tutto molto ben realizzato; dall’architettura degli edifici, al design degli oggetti, passando per gli aspetti culturali legati ai vari regni, si ha davvero la sensazione di viaggiare tra paesi molto diversi tra loro. Una sola cosa accomuna tutti i popoli di Valisthea: i cristalli. Essi hanno un ruolo centrale sia nella vita sia nelle economie dei sei regni.
Numerosa e predominante è la presenza di filmati narrativi, dove il giocatore diventa spettatore e il videogame perde la parte di “game” per diventare una serie in stile Netflix.
Ok direte voi, abbiamo capito la parte “video”, ma la parte “gioco” com’è? Il suo fulcro sono i combattimenti dove affronterete, tra una breve esplorazione e l’altra, ogni sorta di nemico. All’inizio la presenza di un buon tutorial ci insegnerà a menar fendenti con la spada e a lanciare attacchi magici… e che le due cose funzionano decisamente meglio se fatte in combo.
Tutto inizialmente risulta di una facilità disarmante, anche per via di 3 oggetti che il nostro Clive ha equipaggiati di default (consiglio di toglierli subito). Tanto per rendere un'idea del livello di semplicità, immaginate di avere solo tasto sul pad, ora dirigetevi verso il nemico e cominciate a menare fendenti con quell’unico tasto…fine. Avete vinto, bravi.
Fortunatamente man mano che si va avanti, le cose si complicano un poco, e arriverete presto ad affrontare un mostro che inaspettatamente vi farà il culo. A quel punto porrete più attenzione alle varie sfaccettature del sistema di combattimento: in particolare imparerete a schivare ed a parare, traendone sempre più soddisfazione. C’è poi il capitolo delle Magie e delle mosse speciali: in soldoni nel nostro eroe albergheranno diversi tipi di Eikon (esseri giganti “robottoni style”), i quali hanno ognuno differenti poteri che potrete deciderete come potenziare, sviluppare o accantonare, per creare la vostra personale suite di attacchi combo, il tutto finalizzato ovviamente a spaccare quante più ossa possibile. Andando avanti nel gioco diverrà sempre più fondamentale combinare tra loro queste abilità, e vi ritroverete a pensare alla maniera più ottimale di sfruttare tali poteri, in funzione del tipo e del numero di nemici da affrontare di volta in volta.
Vere e proprie perle sono poi gli scontri che farete in modalità gigante, ovvero quando Clive si incazza di brutto ed si trasfigura in un oscuro Eikon del Fuoco, di nome Ifrit. I combattimenti diverranno epici, con scene ed inquadrature molto dinamiche, e cambi di gameplay nei momenti topici, con musiche che danno il ritmo allo scontro e contribuiscono a tenere alta la tensione.
Tutto molto bello quindi, ma se muoio che succede? Beh, qui è evidente che il gioco non è pensato per farvi smadonnare in “stile soul ”. Semplicemente se muori ricominci il combattimento contro lo stesso boss ma lui avrà un po' meno energia vitale, e noi avremo 7 pozioni rinvigorenti di nuovo in saccoccia. Consideratelo una specie di “sistema anti-abbandono”, una sorta di aiutino, una spintarella per andare avanti nella storia senza troppi sbatti.
E’ chiaramente una precisa scelta di gameplay, funzionale al target a cui è rivolto FFVI, ovvero una persona a cui piacciono le serie fantasy medievali in stile “Game of Thrones”, che non ha molto tempo da dedicare a lotte contro boss troppo difficili, ma predilige andare avanti nel racconto di una storia, anziché rimanere bloccato per giorni contro un grifone gigante spara-bestemmie.
A questo proposito, per agevolare questo “giocatore tipo”, è stato implementato un innovativo (perlomeno io non l’ho mai incontrato prima) sistema di “riassunto rapido”: in pratica quando vi trovate a vedere un filmato, premendo il touchpad, si aprirà un menù con le icone degli argomenti e dei protagonisti in questione, e selezionando una di quest’ultime si aprirà un testo che le riassume brevemente. Dunque se vi dovesse capitare di riprendere il pad in mano, dopo diciamo una settimana dall’ultima sessione di gioco, e vi trovaste di fronte ad un dialogo o una scena, in cui faticate a ricordare quello di cui si sta parlando, con un pratico clic sul pad potrete riprendere subito il filo del discorso e seguire agevolmente tutti gli sviluppi della trama.
In quest’ottica è un vero peccato che il Game director Naoki Yoshida, non abbia portato all’estremo questo concetto, mancando d’inserire un meccanismo che consenta al giocatore/spettatore, di valutare in anticipo la durata della propria sessione di gioco. Abbiamo detto infatti che l’utente ideale di quest’opera non ha molto tempo da dedicare ai videogiochi, non vuole incontrare troppe difficoltà e predilige godersi la storia. In quest’ottica investire un po’ del proprio tempo libero per una sessione di gioco, è molto simile come concetto a vedersi uno o due episodi di una serie tv, con la differenza che di queste ultime si conosce in anticipo la durata e se ne può organizzare meglio la visione. Per questo motivo implementare una modalità di fruizione del gioco, organizzandolo in puntate o qualcosa di simile, sarebbe stato molto apprezzato da questo tipo di utenza… o perlomeno io lo avrei apprezzato.
Qui su Silicon Arcadia in generale non si danno voti, ma personalmente ritengo che una buona valutazione numerica sia chiedersi: finito il gioco, potendo tornare indietro, spenderei di nuovo i 70 € del suo prezzo?
Per me la risposta è SI, lo ricomprerei. Mi sono divertito a giocarlo (38 ore), mi sono piaciute sia la storia sia i temi trattati. Mi hanno affascinato le scene di combattimento e ho trovato le colonne sonore sempre all’altezza, anche se un po ripetitive in alcune occasioni.
Non avevo mai giocato un Final Fantasy prima di questo, l’ho definito blasfemo non solo per il tema “Dio malvagio”, ma anche perché da quello che ho capito in giro, come stile di gioco si è staccato parecchio dai suoi predecessori: se è così per me questo è stato un bene… si può dire infine che Ultima, qualcosa di buono, l’ha fatto anche per noi.