Il coraggio di saper cambiare. L’audacia di indicare una nuova direzione e di perseguirla, a dispetto di tutto. Decidere di puntare in alto, laddove anche i fan non osano guardare. Questo è Halo Infinite che, lungi dall’essere il figlio della serva, riesce a risplendere di luce propria ponendosi in una posizione di tutto rispetto nella costellazione della saga del famoso spartano spaziale.
Un approccio innovativo
Halo Infinite è senza ombra di dubbio il capitolo più sperimentale della serie, che ribalta la tradizionale visione del conflitto offrendo punti di vista inediti, operando una cesura rispetto ai capitoli precedenti ed elevandosi a pietra miliare del panorama videoludico contemporaneo e non solo, mettendo in scena una direzione artistica fuori parametro, toccando vette prima soltanto sognate, esprimendo la volontà di offrire solo il meglio che la mente umana possa dare, ma soprattutto attuando cambiamenti fra i più inaspettati, capaci di bucare letteralmente lo schermo. A proposito di schermo: gli sviluppatori, in sede di prova – e di recensione, ci hanno voluto offrire l’esperienza che è evidentemente quella ottimale per apprezzare appieno questo titolo: infatti alla postazione riservataci abbiamo trovato, con nostra grande sorpresa - lo ammettiamo, una tecnologia che credevamo ormai in disuso nel mondo dei videogiochi, ossia un CRT del 1998. Interpellato riguardo a questa coraggiosa scelta, ci è apparso subito evidente che il responsabile non aveva intenzione di rovinarci la sorpresa, infatti nel frattempo si era allontanato in direzione della macchina del caffè.
Entusiasti – e perché no, anche un po’ lusingati - di questa accoglienza all’insegna dell’analogico, ma con lo sguardo orientato al futuro, abbiamo messo a frutto ogni minuto – dei 15 a nostra disposizione – per porre sotto la lente del critico questo esponente del videoludo.
Innanzitutto, volgendo lo sguardo al gameplay, appare subito evidente quanto i ragazzi di 343 Industries abbiano lavorato per restituire un’esperienza la più rifinita possibile: scordatevi le animazioni fin troppo complesse garantite dal motion capture; ora, infatti, le movenze del nostro cyborg preferito risultano più pulite, prive di inutili fronzoli, veloci quanto non mai. Anche la conta poligonale è all’insegna della fluidità a tutti i costi, non a caso le bocche da fuoco a nostra disposizione non superano i 5 o 6 poligoni complessivamente, e gli ambienti di gioco ci hanno deliziati con la chiarezza che solo la geometria euclidea può offrire. Quindi velocità contro pesantezza; semplicità delle linee contro il barocchismo più svergognato: in Halo Infinite i tagli del Fontana hanno avuto la meglio sull’horror vacui del Bernini.
Un Master Chief… diverso
Per quanto riguarda le prime battute di gioco, tutto ha inizio su quella che ci è parsa essere un’astronave terrestre della UNSC ma dalle caratteristiche uniche. La propulsione del mezzo non era affidata a una qualche tecnologia futuristica bensì a una struttura meccanica – una sorta di rotaia, a dire il vero – lungo la quale procedevamo senza soluzione di continuità. Giunti a destinazione, veniamo accolti da un marine che ci saluta con un gioviale “Good Morning, Mr. Freeman!” – siamo forse dinanzi a una rivelazione a proposito dell’identità del nostro eroe? Non si chiamava John-117? Forse si tratta di un bug e, se è questo il caso, siamo fiduciosi che una patch pre-release correggerà questa linea di dialogo.
Poco più avanti, coadiuvati da un team di scienziati, stavamo per prendere parte a una sorta di esperimento quando uno dei responsabili ci ha chiesto di allontanarci dalla postazione di gioco, chiedendoci cosa stessimo facendo e perché stavamo usando il PC invece di portare via la scrivania e i rifiuti accatastati li accanto.
Non sappiamo a cosa si riferisse, ma una cosa è certa: Halo è tornato per restare.
Pro:
Gameplay veloce, divertente e dinamico. Segno del fatto che l’impasto ludico è riuscito appieno;
Comparto grafico innovativo e minimal: 343 Industries si è finalmente liberata da quel malsano voyeurismo che vorrebbe le software house competere sul piano tecnico e fa propria la filosofia della celebre azienda di Kyoto.
Contro:
Troppo breve;
Poco inclusivo: avremmo voluto vedere una rappresentazione della società più inclusiva, invece lo spazio dato ai maschi etero cis bianchi risulta a tratti perfino esasperato. Peccato.