Quanto segue NON contiene nessuno spoiler su Stranger Things S4 - anche perché sono solo all'inizio e non so neppure se la finirò.
Dopo l'uscita della quarta stagione di Stranger Things l'internet ha generato un nuovo tema su cui polemizzare, quindi perché non accodarsi come ci si ripromette sempre di non fare nelle questioni tediose salvo poi finirci con tutte e due le gambe?
Eddie Munson, dungeon master metallaro denigrato dalla società, personaggio letteralmente adorato da una grande fetta di pubblico che ha però sollevato interrogativi da parte di chi, essendo dungeon master metallaro denigrato dalla società da molti anni, ha fatto notare che quel che si ama nella serie poi lo si deride nella vita reale.
Le obiezioni sollevate dagli amanti di Eddie sono del tipo: "Beh, ma lui è una persona buona, carismatica, che sostiene gli altri, li aiuta, riconosce i propri difetti, coraggioso e altruista, se foste stati come lui invece di essere imbruttiti e isolati avreste avuto successo anche voi".
Ma è proprio vero?
Prima di tutto, è bene evidenziare un punto: quello che piace nei personaggi delle serie pop non è - o comunque, può non essere - ciò che piace nella vita. Non è strano e non è sbagliato: se parlando degli Eddie questa può essere una questione sfumata, diventa immediatamente più chiaro quando si amano i personaggi di criminali, assassini, individui infami di ogni sorta (ciao Walter White e Vic Mackey, sto guardando voi). Amare una finzione non significa amare la stessa cosa nel mondo reale e quello di Eddie non è certo il primo caso di persona amata fintantoché è immaginaria; si pensi a L di Death Note, che negli anni ha collezionato veri e propri eserciti di groupies: vi risulta forse che una persona asociale, incapace di rapportarsi, spesso manipolativa, pallida, con due enormi borse sotto gli occhi, mal vestita, che gira scalza, si siede in modo goffo e strano, sta in posa ingobbita e fissa in modo creepy strafogandosi di dolci sia in pole position per avere successo con amici e relazioni? La persona media attratta dagli uomini chiamerebbe la polizia, vedendosi approcciare da uno come L.
È facile ammirare un personaggio quando una storia ce lo fa conoscere a fondo senza richiederci di investire energie e tempo in una relazione, quando i pregiudizi ci vengono fatti superare "gratis" al solo prezzo di una visione di episodio. Conoscere un personaggio non è rischioso, non ci esponiamo a una potenziale delusione, male che vada diremmo "che stronzo". Nella vita, però, quell'investimento non lo si fa spesso. Nella vita una persona con quelle stesse caratteristiche viene generalmente scartata salvo poi, tempo dopo, a volte anni o decenni, trovarsi a dire "va' che è strano ma è un bel tipo, capace e affidabile". Questo non riguarda soltanto i giocatori di D&D, i videogiocatori o i metallari, riguarda ogni tipo di persona dotata di caratteristiche che "spiccano" eclissando facilmente la sua profondità. Come prima cosa, quindi, bisognerebbe sforzarsi di accantonare l'inevitabile pregiudizio sul prossimo quale che esso sia, perché "vedi mai", sotto quell'abbigliamento pastelloso da Barbie o quel look variopinto da cattivo di Kenshiro potrebbe celarsi il vostro futuro migliore amico.
Merita di essere menzionato anche l’effetto cinema, ovvero quanto figo appare qualcosa a schermo a prescindere da che cosa sia. Una quantità incredibile di attori e attrici ritenuti sex symbol impareggiabili sarebbero quantomeno valutati diversamente sul piano estetico, se non fossero in opere televisive o cinematografiche.
Veniamo a Eddie e cerchiamo di prestare la giusta attenzione a entrambi i lati della medaglia.
Inizio fugando ogni dubbio: chi scrive era socialmente impedito e lo è stato a lungo, c'erano motivi più che legittimi per non avere successo in società che andavano molto al di là della passione per il fantasy e le ore spese a videogiocare, quindi nel mio caso certamente D&D e i videogiochi sono stati solo uno di molteplici fattori e non mi stupisce affatto che un Eddie Munson possa avere più successo di quanto non ne avessi io a 18 anni.
Ma.
Non tutti sono o erano me.
Lo stigma sistemico ai danni degli appassionati di fantasy, metal e videogiochi che li faceva bollare come sfigati, forse malati, potenzialmente pericolosi, non era e non è fondato sulle qualità personali "di contorno" a quelle passioni, è sempre stato saldamente legato a esse. Tutte quelle qualità che dovrebbero elevare Eddie Munson a "nerd sì, ma gran bella persona", non erano affatto estranee a un gran numero di nerd anche solo fra quelli di mia conoscenza, semplicemente non veniva dato modo di mostrarle bollando a monte la persona come uno sfigato, un malato, un tipo pericoloso.
Moltissime persone accusano i "nerd" di fare gatekeeping, cioé di sentirsi a loro volta un'elité e di bollare come "immeritevoli di essere nerd" le persone meno esperte in questo o quel campo che li appassiona, concludendo quindi che l'astio per il successo di Eddie Munson sia del tutto ingiustificato e derivante dal livore personale.
A volte è così: moltissimi bullizzati, nel tempo, costruiscono una corazza con la loro amarezza ed escludono gli altri. Una persona che non ha relazioni a causa di quanto ne sa di draghi e gnomi può chiaramente sentirsi minacciata nel momento in cui anche tutti gli altri gruppi sociali iniziano a saperne di draghi e gnomi, perché rimarrebbe ugualmente da sola e anche meno speciale, meno armata di conoscenze esclusive, sentendo il proprio mondo "invaso" dagli stessi che lo hanno isolato per il solo farne parte. A volte succede e serve una certa fiducia nella propria identità per accettare di buon grado la cosa.
Per quanto io non risponda affatto alla descrizione del gatekeeper, anzi, sono assai zelante nel condividere le mie passioni anche quando questo mi vale un pregiudizio negativo (alla faccia del "menomale che oggi non succede più", se lo pensate sappiate che potreste trovarvi in una comoda bolla legittimamente costruita), non fatico a capire chi, dopo una vita di bullismo, oggi si incazza sentendo dire dai suoi ex bulli "sono nerd", "che figo il nerd". Si tratta di una palese ingiustizia, c'è poco da girarci intorno. Inoltre, è forse così sorprendente che le vittime di emarginazione crescano in molti casi amareggiate e tossiche? Dire "i nerd fanno gatekeeping" non è forse dimenticare che un'infanzia e un'adolescenza di derisioni e solitudine rendono facilmente un gatekeeper (e molte altre cose più pericolose) chiunque, qualsiasi sia la sua passione?
È una cosa bella se oggi i ragazzi appassionati di fantasy hanno addosso un po' meno stigma sociale grazie anche a Stranger Things ne sono molto felice e più invecchierò più muterò nel Papà Castoro del fantasy e delle Playstation, pronto a dispensare conoscenza anche pallosa e non richiesta ai giovinastri alle prese con le loro prime campagne o con il loro primo "Souls". Chi dice "ai miei tempi si soffriva, quindi ora non voglio vedere contesti tali da far soffrire meno perché sarebbe ingiusto nei miei confronti" non è molto diverso, a mio avviso, da chi lo dice in contesti come il lavoro, bollando come "non un vero lavoro" qualsiasi cosa non distrugga chi lo fa solo perché a lui è toccato spaccarsi la schiena da sottopagato. Sì, è ingiusto che tu abbia sofferto, quindi prendi quella rosica e usala per impedire agli altri di star male quanto lo sei stato tu. Trova gratificazione e realizzazione nella consapevolezza di aver sconfitto quello che ti ha guastato la vita, non nell'infliggerlo agli altri. Il mondo cambia, tendenzialmente si apre e migliora, ben venga che quello che ha fatto male 10, 20, 30 anni fa oggi ne faccia meno.
A esser poi del tutto onesti, più che una serie TV è molto più influente il fatto che i nerd di un tempo siano cresciuti, visto che Stranger Things non è altro che un prodotto che ha loro e la loro nostalgia come target e non certo un’opera pia finalizzata allo sdoganamento di una passione. I nerd sono tutt’altro che un blocco unito di gatekeeper rosiconi, il merito del poter essere nerd più facilmente oggi rispetto a 30 anni fa è principalmente dei nerd che hanno continuato a vivere le loro passioni quando costavano caro, non certo di Netflix.
Detto ciò, è VERO che moltissimi "nerd" sono stati scartati da gruppi di amici e sono stati derisi o peggio SOLO per il loro essere "nerd", a prescindere da ogni altra loro qualità che non si dava né tempo né occasione di dimostrare, un'infinità di loro possono testimoniare e trovo assai disprezzabile il bollare queste loro affermazioni come "sei una persona peggiore di Eddie Munson, per questo non avevi successo". No, in molti casi non si aveva successo perché l'opinione, granitica e monocorde, era che il nerd fosse invariabilmente un disadattato e nessuno voleva avere a che fare con i disadattati, perché aveva paura o perché temeva il giudizio degli altri nel vederli rapportarsi con il freak. Pochi amici, nessuno popolare, non parliamo neppure di relazioni amorose.
Aggredire chi sottolinea la fragorosa dissonanza tra la celebrità dei nerd delle opere mainstream di oggi e lo stigma sui nerd del mondo reale, attribuendo addirittura all’emarginato la colpa dell’emarginazione, è sintomo di una certa mancanza di empatia. Non ci sono solo appassionati oltranzisti, ci sono molte persone che, pur avendo superato i propri traumi infantili e adolescenziali, oggi vedono esaltare le caratteristiche che li hanno fatti bersagliare per anni e sono perplessi di fronte a questa differenza, anche un po’ offesi dal fatto che questa “grande rivoluzione” nell’opinione che si ha di loro non venga dalle loro esperienze ma da un prodotto commerciale di moda. Pur con le dovute differenze, non credo che, di fronte a una serie con un protagonista fighissimo pansessuale (esempio) e a persone dello stesso orientamento che sottolineassero di esistere e di essere state sempre bullizzate per questo, si direbbe loro “guarda che non hai sofferto perché sei pansessuale, hai sofferto perché non sei carismatico, buono e coraggioso come quel personaggio, eri isolato perché socialmente eri impedito”. Far pesare le proprie “ferite da nerd” a chi oggi inizia ad amare fantasy e videogiochi - fosse pure per moda - è sbagliato e la responsabilità di evitarlo sta a chi quelle ferite le porta, ma visto che questo è (giustamente e per fortuna) il periodo storico con la maggior attenzione al victim blaming farei anche molta attenzione a interpretare come banale “rosicata” i sentimenti di chi osserva la stranezza di questo cambio di prospettiva. C’è gente che si è uccisa, per quel bullismo subito, e ci sono servizi giornalistici che fanno passare quei morti e pure i vivi i come psicopatici agli occhi di chi è loro vicino, quando si ascoltano le rimostranze di persone con esperienze dolorose alle spalle mi sembra più importante ricordare questo, piuttosto che prendersela perché una persona che ha molto sofferto tocca un personaggio che si sta amando. Chi fa presente la cosa, in genere, non sta dicendo “io sono figo come Eddie”, sta dicendo “mi fa star male che per vedere la persona che si trova oltre la passione per il fantasy sia servito uno show quando io ne ho passate di tutti i colori”. Non sta aggredendo il vostro beniamino, sta sfogando una frustrazione, che non ha mai davvero trovato ascolto, sorta da esperienze che non sono state affatto colpa sua, e bollarlo come un cagacazzo solo perché fa osservazioni sulla serie TV del momento mi sembra davvero brutale, alquanto tossico e trovo che in una certa misura gli dia anche ragione.
La triste verità è che, per quanto sicuramente non tutti i nerd siano Eddie Munson (come detto, io per primo non lo sono) e per quanto nessuno sia tenuto a essere Eddie Munson per esser ritenuto una persona meritevole di stima, di Eddie Munson che sono stati emarginati solo perché giocavano a D&D è pieno il mondo. Ammettiamo che oggi sia diverso: oggi li si accetta? Li si ama? Ottimo. Ma almeno chi ha contatti con i mondi che vivono queste passioni dovrebbe fare uno sforzo di onestà intellettuale e mantenere ben nitida l'immagine di tutti quegli strambi e diversi che sono stati messi negli angoli della stanza non perché poco validi, ma solo perché strambi e diversi. Sarebbe una cosa molto utile, per gli strambi e diversi del presente e del futuro. Molto più di trancianti affermazioni su vissuti personali che non si conoscono e sicuramente molto più di Stranger Things.
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edit del 17/07/2022:
Ho terminato la serie ed è opportuno aggiungere un dettaglio o, per meglio dire, una rettifica: Eddie non è affatto diverso da una grandissima quantità di nerd. “Sostiene gli altri” quando sono nerd, li “accoglie” quando sono nerd, ma quando non lo sono o pensa che non lo siano ha esattamente l’atteggiamento elitario che si imputa a molti. Le tanto decantate qualità di inclusività nei confronti dei non nerd sono inesistenti, a meno che non si ingigantiscano un paio di battute fatte a una cheerleader, e mi è ignoto da dove si possa partire per dichiarare che le abbia. Ci sono anche frasi, nel corso della stagione, che rimarcano proprio il fatto che lui non sia conosciuto per il suo valore poiché nerd, appoggiando quindi la “tesi” di chi dice “vi piace Eddie ma i nerd nella vita vera no”. Mi appare quindi evidente che abbia giocato un ruolo fondamentale l’essere il personaggio di uno show molto in voga combinato alla simpatia e all’aspetto fisico, perché di gente simile a Eddie, solo fuori da uno schermo e meno attraente, ne ho conosciuta a bizzeffe.