Premessa
Archeologia e videogiochi, il lettore che è incidentalmente incappato in questo articolo si starà probabilmente già domandando quale sia il collegamento tra i due mondi, tra una delle discipline scientifiche che indaga l’antico, e che di ludico ha ben poco, e l’altra che punta da sempre al divertimento del fruitore, talvolta, a prescindere dalla didattica.
In realtà vi dirò, il collegamento non soltanto esiste ma è sempre più presente nelle nostre console fin dagli albori dei videogiochi a cominciare dai titoli di strategia come i vecchi Age of Empire, Imperium, Total war ecc. o quelli meno di “nicchia” come i più conosciuti: Tomb Raider, Prince of Persia, Uncharted e molti altri. Se pensiamo a queste opere, non ci può non venire alla mente come fin dall’inizio i videogiochi abbiano attinto alla storia e all’archeologia in maniera sempre più profonda, alcuni con rigore che non ho paura di definire scientifico, altri lasciando grande spazio alla fantasia e alla libera interpretazione.
Proprio per questo, se mi sarà possibile, vorrei trattare di questo tema attraverso una serie di articoli, prendendo a modello Assassin’s creed: uno dei videogiochi più amati da tutte le fasce di età, e per me il più esplicativo di questo fenomeno, poiché emblema evidente di come la storia dell’uomo e quindi l’archeologia, che ne indaga gli esiti, abbia un potere straordinario, ed eserciti su di noi un fascino che, anche se non in tutti consapevole, resta presente in maniera forte e decisa anche oggi.
Assassin’s creed
Perché proprio Assassin’s Creed? Sicuramente chi di voi avrà giocato a tutti i titoli della serie, avrà notato come la trama stessa del gioco sia soltanto un pretesto narrativo per catapultarci indietro nel tempo e permetterci di rivivere, seppur in parte, la vita di un uomo di altri tempi. Nei vari episodi della serie potremmo essere spettatori attivi di alcuni dei periodi storici più famosi dell’umanità: Le crociate, il Rinascimento, La rivoluzione delle Americhe, la Rivoluzione francese, quella Industriale inglese, l’Egitto antico, la Grecia Periclea, l’epoca delle invasioni vichinghe ecc.
La trama degli Assassin’s Creed non produce nulla di nuovo, ma riadatta i fatti storici e ne inserisce i propri personaggi all’interno, rendendoli spesse volte l’innesco di un mutamento nel quadro politico degli eventi, come se tutte le vicende dipendessero esclusivamente dalle scelte del nostro personaggio.
Perché nonostante Assassin’s Creed abbia smesso ormai da tempo di portare qualcosa di davvero innovativo a livello di gameplay e soprattutto di Storytelling la sua presa non smette di coinvolgere il pubblico? Perché le storie che racconta sono la Storia! Qualcosa di ben più interessante e coinvolgente di un semplice romanzo storico, racconto di fantasia o videogioco.
Se all’inizio l’epoca storica delle crociate era soltanto un pretesto per raccontarci dell’eterna lotta tra il caos e l’ordine, ed un potenziale insegnamento a ciò che comporta il libero arbitrio¹, inteso nel gioco come libertà di scelta su tutto e tutti a prescindere dal costo o dalla fazione, ora, tutta questa filosofica diatriba diventa assolutamente marginale. La filosofia in maniera inizialmente inconsapevole, e poi sempre più volontariamente, passa la palla all’archeologia².
Passare la palla all’archeologia, significa valorizzare un singolo dettaglio del videogioco, trattato nei primi capitoli della serie in maniera piuttosto marginale e utile soltanto a dare uno sfondo alle vicende che si susseguono. Questo dettaglio prende sempre più spazio, perché risulta essere l’elemento più accattivante dell’intera opera.
Tutta questa tematica meriterebbe un discorso a parte, ma per questo primo articolo preferirei tornare, in maniera più pratica, al tema dell’archeologia applicata ai videogiochi.
Discovery Tour
Per comprendere come questa disciplina sia ormai diventata essenziale anche nell’ideazione e nella programmazione dei videogiochi, dobbiamo però effettuare un’ulteriore osservazione: ovvero l’interesse crescente da parte del videogiocatore al dettaglio.
Con dettaglio si intende tutto ciò che è parte di una produzione videoludica, ad iniziare dal livello di qualità grafica, alla colonna sonora, al gameplay, alla trama del gioco e anche all’elemento archeologico. Con l’aumentare delle potenzialità grafiche, gli sviluppatori hanno per forza di cose dovuto implementare nei videogiochi elementi sempre più realistici, andando a scomodare anche settori dei quali probabilmente non erano nemmeno interessati e chiedendo consulenza ad esperti. Prendiamo il caso di Assassin’s Creed Odyssey il penultimo prodotto degli AC di casa Ubisoft, il dettaglio con il quale sono realizzati i manufatti è straordinario, basti pensare alle città ricostruite in maniera scientifica, anche a livello topografico³, con gli stessi gruppi di ricerca impegnati a fotografare e a rilevare minuziosamente la città attuale, con i relativi siti archeologici e la collocazione specifica di templi e altari e luoghi storici. L’acropoli di Atene in tal senso è qualcosa di strabiliante!
Ma i dettagli che più colpiscono sono quelli che riguardano l’utensileria domestica antica: Vasi, piatti, bicchieri, brocche ecc. oppure il vestiario, le espressioni utilizzate dai PNG, la simbologia, la statuaria, i colori⁴! Ovunque nelle città greche presenti nel videogioco, possiamo trovare sparsi questo tipo di elementi. Elementi che potrebbero sembrare irrilevanti, ma che concorrono a ricreare quello che davvero era l’ambiente antico.
Uno dei prodotti più spettacolari e con una finalità nobilissima è l’espansione implementata negli ultimi AC: Discovery Tour! Un capolavoro che finalmente unisce in maniera inequivocabile didattica e videogiochi. Un prodotto che sarebbe stupendo veder diffuso all’interno delle scuole medie e superiori, e che non sarebbe fuori luogo nemmeno nelle università. Ridicolo pensare come ancora oggi ci siano musei e realtà culturali in Italia che non possano per via dei mezzi di produzione e delle capacità intrinseche dello stesso apparato di valorizzazione dei beni, arrivare neanche lontanamente a riprodurre la qualità di un elaborato videoludico. Noi stessi videogiocatori sottovalutiamo l’enorme importanza che a livello societario potrebbe avere il videogioco nella didattica, e anche nei nostri lavori attuali ci dimentichiamo di utilizzarlo come mezzo d’insegnamento e di divulgazione scientifica. Le stesse università sono così obsolete rispetto a quello che può essere una macchina industriale come quella della Ubisoft, che quasi diventa futile addirittura seguire determinati corsi di insegnamento, quando poi al di fuori, nel mondo lavorativo, quello che hai appreso all’università è in buona parte stantio e retrogrado.
Discovery Tour, ci porta a rivisitare i luoghi archeologici e gli elementi che compongono la storia stessa dell’uomo: un museo videoludico. Così dettagliato e ben riassunto che rende il libro di storia delle superiori praticamente superfluo. Se questo sistema venisse implementato, badate bene, implementato e non sostituito, a quella che è la pura e semplice didattica frontale e l’utilizzo del libro di testo, tutta la società ne gioverebbe e così anche la visione della stessa storia che è fondamentale per capire da dove arriviamo e soprattutto dove vogliamo andare.
Una modalità “museale” che ci porta a scoprire ogni singolo elemento che incontriamo lungo il tragitto del nostro eroe. Non soltanto ci racconta i reali fatti storici privi dell’elemento fantastico, ma analizza anche gli elementi architettonici, artistici, archeologici e culturali che circondano quegli eventi. L’unica missione di questa modalità è godere dell’opera di realizzazione archeologica dei produttori e apprenderne i contenuti.
La modalità divulgativa è semplice anche se alla lunga potrà risultare un po' ripetitiva e poco dinamica: Un determinato personaggio storico o che ha preso parte alle vicende del gioco si presenterà a noi come guida e ci condurrà attraverso una serie di tappe obbligate, utili al completamento dell’obbiettivo. Le tappe consistono in brevi video esplicativi della storia del luogo visitato, del monumento in questione o anche di elementi che compongono la cultura immateriale stessa delle antiche civiltà. Al termine della visita si potrà sostenere un piccolo test formato da tre domande che ci verranno poste dal nostro “cicerone”, ed infine al completamento di queste potremo decidere se spostarci direttamente al prossimo tour guidato, in maniera casuale o seguendo il percorso tracciato dagli sviluppatori, oppure esplorare liberamente il mondo di gioco, ormai svuotato di tutti gli elementi di pericolo che lo componevano nella sua versione originale e quindi senza guardie e missioni.
Un altro elemento interessante è dato dagli ulteriori approfondimenti che si possono leggere e visualizzare in determinati punti di gioco, con immagini ed elementi 3D provenienti dai veri musei archeologici.
L’opera realizzata è mastodontica, soprattutto se pensiamo al reperimento delle informazioni, alle varie individualità messe in campo e alla cooperazione tra professionalità differenti. Questo piccolo gioiello quindi ci impegnerà per lunghe ore prima di arrivare al suo totale completamento.
Conclusioni
In conclusione, possiamo sicuramente affermare come gran parte del nostro immaginario videoludico sia composto da elementi archeologici, talvolta anche minimi ma presenti in quasi tutti i videogiochi. Oggi, grazie alle moderne tecnologie, possiamo ricreare intere città, paesaggi e ambienti antichi, che ci forniscono un potenziale educativo e di apprendimento rapido inesauribile. Questo articolo non vuole andare ad analizzare nel dettaglio ogni singolo elemento archeologico all’interno dei giochi, ma dare un’idea generale e porre le basi di quello che tratteremo in futuro, ricordarci come l’archeologia sia una disciplina tutt’altro che morta e come i videogiochi siano un tramite efficacissimo per riportare alla luce civiltà ormai “scomparse” dal nostro interesse, ma che molto hanno ancora da mostrarci.
Note:
¹ Tema di un’attualità spaventosa seppur poco evidenziato dalla critica, che pone delle questioni in grado di destabilizzare la nostra concezione moderna di libertà e di giustizia. Soprattutto in un momento storico come quello attuale, dove alcuni individui vorrebbero imporre la propria visione del mondo su quella altrui, in maniera non dissimile dalla concezione di libertà caotica degli assassini, o dall’ostentato ordine degli antichi templari.
² Teniamo presente che quando si parla di archeologia, non ci si riferisce esclusivamente a questa singola disciplina isolata dai suoi genitori, ovvero la disciplina storica, artistica e letteraria, ma si intende esporre questa come un prodotto in continua evoluzione, unione di queste conoscenze e non solo.
³ Fatto recente è quello che riguarda il restauro del soffitto e del tetto della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi a seguito dell’incendio del 15 aprile del 2019. I progetti per il restauro vedranno l’ausilio delle ricostruzioni 3D realizzate per il modello poligonale all’interno del gioco di Assassin’s Creed Unity. Impossibile a questo punto non vedere un potenziale inespresso per quanto riguarda l’applicazione dei videogiochi ai beni culturali.
⁴ I colori nel mondo antico sono una scoperta scientifica relativamente recente che risale a poche decine di anni fa: fine anni ’90 inizio 2000 i primi dibattiti sul tema.
Immagini:
Cerise Jean Marc - Assassin’s Creed Odyssey.
Google Immagini
Autore:
Jean Marc Cerise