Titolo originale: THE LEGEND OF ZELDA リンクの冒険 rinku no bōken
冒険 bōken - avventura, rischio, azzardo, tentativo
Partendo dalla parola giapponese bōken, vorrei raccontarvi alcuni aneddoti e il modo di pensare che Zelda Ⅱ mi ha trasmesso quand’ero piccolo.
In quegli anni le cose più avventurose che potevo fare erano allontanarmi da casa con la bicicletta e andare a costruire case segrete tra i canneti; cadere dagli alberi mentre rubavo noci e arrampicarmi su vecchi muri fatti con mattoni di terra. A parte qualche graffio, l’unico vero rischio che correvo era quello di far preoccupare mia madre.
Un giorno, durante una gita in campagna, trovai una grotta misteriosa. Ricordo le pareti strette ricoperte di spine e un debole corso d’acqua che scorreva silenzioso. Proseguendo, mi ritrovai in una grande sala con tanti alberi rigogliosi. Ovviamente tutto ciò non aveva senso. Non poteva esserci tutta quella luce e come sarebbero cresciuti in una grotta? Magari è solo un falso ricordo ma voglio credere che sia successo davvero.
A volte giocavo a casa di un compagno di classe (portavo io il gioco perché il salvataggio avveniva dentro la cartuccia) e scoprii qualcosa di incredibile. La madre del mio amico entrò in camera e disse: «Andrea, vuoi il toast con il prosciutto crudo o cotto?» Potrà sembrarvi strano ma rimasi davvero scioccato. Non pensavo che si potesse mangiare con il prosciutto crudo! Lo assaggiai, spinto da grande curiosità, e da quel giorno lo scelsi sempre così. Mi sentii spavaldo, sembrò quasi un azzardo dire che lo volevo in quel modo.
Ma non ci furono solo bei momenti. Penso fosse una domenica mattina quando, per sbaglio, cancellai i dati del salvataggio. Ricordo di aver pianto con una sofferenza che non avevo mai provato prima. Fu proprio un game over definitivo perché non ritrovai la voglia di rifare tutto quanto. Nei miei pensieri vidi quella schermata rossa con la scritta “Return of Ganon” e la sagoma scura del maiale, muscoloso, che rideva diabolico.
Nonostante tutto, quello spirito d’avventura è rimasto in me fino ad oggi. Penso che Zelda Ⅱ mi abbia regalato la curiosità, la voglia di esplorare e di spingermi sempre oltre per vedere cosa c’è ai confini della mappa. Quando vedo un sentiero nel bosco mi vien voglia d’intrufolarmi e se vedo una montagna voglio scalarla fino in cima. Chissà, però, qual è il limite tra questo spirito e l’essere irresponsabili. Più volte mi son cacciato in situazioni discutibili. Alla ricerca di nuraghi nascosti tra sentieri ardui e spinosi oppure perso negli altopiani circondato da cavalli selvatici; trovarsi per sbaglio in luoghi abbandonati per poi rendersi conto che non lo sono. Percorrere il letto di un fiume asciutto per ore, senz’acqua, né cibo, e bere da un tubo misterioso che sbuca tra le rocce.
Purtroppo, nel nostro campo visivo non ci sono i cuoricini dell’energia e non basta toccare una libellula magica per caricarsi del vigore. Quando quel limite viene superato, c’è davvero il rischio di farsi del male. Ed è così che mi piace! Trovare quel confine tra rischio e divertimento, intendo. Certo, riuscire a non morire sarebbe l’ideale, ma l’ultima volta che mi son cacciato in un guaio, in qualche modo ne sono uscito vittorioso e mi son capitate cose grandiose. Per questo, vorrei dirvi di essere curiosi e di cacciarvi nei guai, però state attenti a non finire i cuori!