Può un videogioco salvare, nel mezzogiorno dell'esistenza, un'anima spenta?
Breath of the Wild mi ha salvato la vita
Ripassa domani, realtà!
Basta per oggi, signori!da Grandi sono i deserti, e tutto è deserto, in “Poesie di Álvaro de Campos”, di F. Pessoa
Questo “articolo” è molto personale e intimo, perfetto farlo uscire per il cenone della viglia di Natale. Condivido la mia vita durante il convivio festivo. (Buon Natale)
Nel 2017 arrancavo nella vita. La quotidianità mi spezzava. Le pesanti catene della monotonia dell’esistere, non solo mi appesantivano l’incedere nella realtà, ma mi strangolavano, soffocandomi. Una crisi totale. Credevo che il mondo degli adulti fosse questo, inutile combattere. Lasciarsi andare nel flusso della vita, in attesa della fine. Occupavo il tempo con cazzate, per non pensare all’eternità promessa, ma irreale. Distogliere il pensiero dalla vita per smettere di vivere. Colpevolizzavo la mia finitezza per giustificare il mio arrendermi al destino. Ateo, ma fatalista.
Il 3 Marzo di quello stesso anno, però, uscì un videogioco che mi ha cambiato la vita, e nel giro di 4 anni mi ha portato a cambiare drasticamente il mio modo di concepire il videogioco stesso, e, quindi, il mio modo di vivere. Quel videogioco era: Steve Jo… The Legend of Zelda: Breath of the Wild.
BotW è l’escapismo perfetto1, e la Switch lo rende immediato: un portale su un altro mondo a portata di mano, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo.
Fuggire dalla realtà in un mondo di fantasia perfettamente modellato. Tornare all’avventura metaforica del me bambino in qualsiasi momento, anche durante dieci minuti di pausa lavorativi. Staccare dalla realtà, scappare, fuggire i problemi del mondo. Ritrovarmi, con un semplice click, a cavalcare sotto raggi di un sole cocente per verdi distese, accompagnato solo dai rumori della natura, accarezzato dal vento selvatico, spinto, da un respiro selvaggio, in nuove direzioni, alla ricerca di paesaggi inesplorati, di scoperte indecifrabili e di mondi irraggiungibili.
Le vent se lève! . . . il faut tenter de vivre!
da La cimitière marin, di Paul Valéry
Certo, per qualcuno l’escapismo è un grosso problema del videogioco. Moltissime persone si rovinano annualmente perché fuggono dall’urgenza della vita, rifugiandosi in mondi alternativi2.
Anche io, inizialmente, con BotW cercavo di fuggire. Vivevo per evadere, per immergermi in quei momenti di fuga. Esplorare mondi inesistenti mi inebriava, vivere storie di altri era la sensazione più bella della mia esistenza. Grazie al suo altrove immaginifico sono evaso dalla realtà, e, come un drogato, da quel momento in poi, sono sempre andato in cerca di quella sensazione di fuga. Ricercare l’esperienza di BotW, o di videogiochi così autoriali, è diventata la mia ossessione. Capire e saper parlare di quei videogiochi è diventata una paranoia. Più videogiochi (ri)scoprivo, più mi rendevo conto della mia incapacità a comunicarne la bellezza. Non possedevo (e non posseggo ancora) il linguaggio per esprimere la felicità che un’opera può trasmettere, e, quindi, BotW mi ha reintrodotto allo studio.
Col tempo ho imparato (e lo sto tuttora facendo) a usare questa mia passione come un’arma nella vita, per renderla interessante. Mi sono arricchito tramite i videogiochi, grazie a una loro analisi più approfondita con basi (ancora deboli) costruite su un bagaglio culturale che sto sempre più ampliando.
Alla ricerca di un modo per esprimere le mie sensazioni su un'opera, ho cominciato a cercare articoli e libri, video e saggi. Ho scoperto un mondo. Ho rigiocato vecchi titoli con una nuova consapevolezza. Mi sono commosso per opere che mai mi avevano toccato. Nella letteratura ho trovato nuove chiavi di lettura.
Ho educato la mia sensibilità.
Quindi: può un videogioco salvare, nel mezzogiorno dell'esistenza, un'anima spenta?
Sì.
A quattro anni di distanza, ho disinstallato i social dallo smartphone3, riconquistando il tempo perduto e reintroducendomi alla noia, ho trovato qualcuno di importante nella mia vita e sento di stare ancora crescendo. BotW, per me, è stato salvifico. L’arte è catarsi: nell’immensa libertà del titolo Nintendo, ho ritrovato la libertà nella vita.
BotW mi ha fatto capire che non sapevo, e dal colmare la mia ignoranza sto costruendo il mio futuro.