Ci sono videogiochi che ci attirano e affascinano per la loro vastità, ponendoci all’interno di un universo costruito ad arte per essere lentamente svelato in ogni suo antro. Solitamente la promessa di queste opere è un viaggio. E, più precisamente, un’avventura. Noi siamo colui che dovrà risolvere il mistero del mondo, e, nel farlo, dovremo gettarci nelle lande, nei castelli e nei villaggi che gli autori hanno scientemente disposto per noi. I luoghi più significativi, e quelli più nascosti, verranno rivelati lentamente, chiedendo al giocatore pazienza, tempo e tenacia, per superare gli ostacoli e arrivare a scoprirne la totalità.
Diametralmente opposto a questo, c’è, però, un’altro tipo di viaggio, più intimo e nostalgico: la piccola vacanza.
“A short hike” è un opera che non ha alcuna intenzione di proporci la sterminatezza, o l’infinito, a cui il mezzo del videogioco può ambire. Decide di comprimere il suo mondo e la sua durata, per farci tornare con le memorie alla nostra infanzia; a quelle uscite di due giorni che le persone care organizzavano per noi, per prendere una boccata d’aria in montagna o, semplicemente, per fare un tuffo al mare. Non era necessario allontanarsi troppo da casa, nemmeno serviva stare via troppo a lungo; le cose da fare erano poche e dense di significato, e ci avrebbero aiutato a ripartire con la routine di tutti i giorni.
La trama del gioco è semplice: una pinguina, Claire, in gita su un’isola, e una piccola escursione; breve deviazione dalla sua quotidianità, di cui poco ci è dato conoscere, ma che possiamo immaginare, perché piccini lo siamo stati tutti.
Un micro-mondo deliziosamente arredato, personaggi sospesi nelle loro routine vacanziere, una colonna sonora al contempo allegra e nostalgica, una libertà di movimento adatta a soddisfare ogni nostra curiosità; sono questi gli elementi che fanno emergere la delicata e placida atmosfera di A short hike. Chi ha potuto respirare la tipica aria di piccolo campeggio sul mare, alle prime ore del giorno, potrà trovare negli antri dell’isola piccoli scorci, con bungalow, ombrelloni e giocattoli da spiaggia, che difficilmente non faranno tornare alla mente quegli istanti, in cui la pausa era l’unica cosa importante.
L’isola - vasta e compressa al contempo, ricolma di piccoli sentieri e ripide pareti da scalare - offre la magia di un’esplorazione libera da smisurate aspettative. Sappiamo benissimo che non troveremo antiche rovine ad attenderci in cima a un pendio, oppure foreste con creature incantate, ma questo non importa. Un ponticello, un tavolino di legno su cui poggia un ombrellone, un isolotto disabitato a pochi metri dalla spiaggia, sono tutti elementi sufficienti a sospingere la nostra curiosità e a trasportarci altrove. Anzi, è proprio la loro semplicità a far riverberare la loro forza, insieme al loro intelligente collocamento, capace di creare attimi di intimità e piccole epifanie, tra momenti di squisita rarefazione.
È facile intravedere le due grandi fonti di ispirazione. Se da un lato la libertà di movimento e di esplorazione riporta alla mente l’ultimo capitolo della saga di Zelda, l’atmosfera di un altrove di serenità e riposo rievoca i piccoli villaggi di Animal Crossing. Ma, a differenza di quest’ultimo, in A short hike il resto del mondo c’è ancora, sia quello di Claire, che il nostro.
L’escursione dura infatti poche ore, giusto il tempo per perdersi e ritrovarsi una manciata di volte, per pescare con qualcuno appena conosciuto e per vedere il panorama da una piccola baita di legno costruita su un’altura. Una volta raggiunta la meta del nostro cammino, una telefonata riporta i nostri pensieri alla quotidianità: la nostra vacanza giungerà al termine, tra non molto dovremo dovremo tornare a casa. Ci sono tante cose che dobbiamo ancora fare.