Su questo tema ci ragiono spesso anche coi miei amici, e son felice che venga dibattuto sempre più spesso.
Secondo me il discrimine potrebbe essere dato da un aspetto fondamentale dello spazio fisico, cioè che varia nel tempo, sia per azione antropica che per azione naturale. L'azione antropica non è altro che il vivere lo spazio, nel senso che il nostro vivere uno spazio comporta una modifica sullo stesso, per cui è un'azione su di esso. Alcuni giochi permettono effettivamente di vivere gli spazi virtuali (ad esempio Minecraft), altri invece non lo permettono, per cui in quel caso siamo "solo dei passanti". In ogni caso secondo me li si vivono solo fino ad un certo punto: lo spazio reale si modifica anche a causa delle azioni involontarie, ad esempio, mentre lo spazio virtuale lo si può modificare solo in seguito ad un comando. Inoltre lo spazio reale varia costantemente per cause naturali, al punto che vi sono discipline come il restauro in cui si attribuisce significato a queste variazioni.
Per tirare le somme, alcuni spazi virtuali possono essere in qualche modo vissuti, anche se non possono essere vissuti tanto quanto uno spazio reale, e non credo possano mai esserlo. Questo almeno secondo me, poi mi piacerebbe moltissimo sentire un vostro parere.
La "frontiera", da questo punto di vista, secondo me è rappresentata soprattutto dai giochi online, per quanto riguarda la relativa permanenza dei loro spazi, le possibilità di socializzazione che permettono e i loro tempi (spesso con calendari, stagioni etc.). Mi incuriosisce il fatto che gran parte dei videogiochi ormai classici abbiano una loro versione online: Myst, Skyrim, Final Fantasy, GTA... Probabilmente come dici tu la realtà (la realtà primaria, come la chiamava Tolkien) conserverà sempre una differenza rispetto alla virtualità. In ogni caso, credo che gli spazi virtuali mostrano il loro vero potenziale non quando mirano ad essere una mera imitazione della realtà ma quando puntano a mostrarci nuove alternative.
Su questo tema ci ragiono spesso anche coi miei amici, e son felice che venga dibattuto sempre più spesso.
Secondo me il discrimine potrebbe essere dato da un aspetto fondamentale dello spazio fisico, cioè che varia nel tempo, sia per azione antropica che per azione naturale. L'azione antropica non è altro che il vivere lo spazio, nel senso che il nostro vivere uno spazio comporta una modifica sullo stesso, per cui è un'azione su di esso. Alcuni giochi permettono effettivamente di vivere gli spazi virtuali (ad esempio Minecraft), altri invece non lo permettono, per cui in quel caso siamo "solo dei passanti". In ogni caso secondo me li si vivono solo fino ad un certo punto: lo spazio reale si modifica anche a causa delle azioni involontarie, ad esempio, mentre lo spazio virtuale lo si può modificare solo in seguito ad un comando. Inoltre lo spazio reale varia costantemente per cause naturali, al punto che vi sono discipline come il restauro in cui si attribuisce significato a queste variazioni.
Per tirare le somme, alcuni spazi virtuali possono essere in qualche modo vissuti, anche se non possono essere vissuti tanto quanto uno spazio reale, e non credo possano mai esserlo. Questo almeno secondo me, poi mi piacerebbe moltissimo sentire un vostro parere.
La "frontiera", da questo punto di vista, secondo me è rappresentata soprattutto dai giochi online, per quanto riguarda la relativa permanenza dei loro spazi, le possibilità di socializzazione che permettono e i loro tempi (spesso con calendari, stagioni etc.). Mi incuriosisce il fatto che gran parte dei videogiochi ormai classici abbiano una loro versione online: Myst, Skyrim, Final Fantasy, GTA... Probabilmente come dici tu la realtà (la realtà primaria, come la chiamava Tolkien) conserverà sempre una differenza rispetto alla virtualità. In ogni caso, credo che gli spazi virtuali mostrano il loro vero potenziale non quando mirano ad essere una mera imitazione della realtà ma quando puntano a mostrarci nuove alternative.