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Marru's avatar

io sono una fan sfegatata della mente di Angelo Andriano

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Federico Sala's avatar

Credo che l'articolo sia, a livello costitutivo, profondamente incoerente e contraddittorio, e perciò molto interessante. Commento qualche passaggio e poi do delle considerazioni finali.

-"Abbiamo dunque scoperto un pericolo insito nella potenzialità esplicativa delle teorie: perché esse abbiano un qualche valore scientificamente riconosciuto, la loro potenzialità esplicativa deve essere limitata: nessuna teoria non può arrivare a fagocitare i suoi stessi criteri di falsificabilità.": ma dove sarebbe questo limite? ciò che ha mostrato Kuhn (ma anche Foucault in altri ambiti), di cui dici che questa proposizione smentirebbe il lavoro, è proprio che una qualsiasi teoria si poggia su una serie di assunti che già la convalidano. Kuhn non propone alcun modello di scienza, si limita a descrivere cosa sia la scienza nella pratica. Così come l'olismo di Quine ha mostrato quale miraggio sia la "falsificabilità"

-"Anzi, il limite della parzialità e della provvisorietà di ogni teoria scientifica è proprio ciò che differenzia la scienza dalla religione e dalla superstizione: il rifiuto, nel discorso scientifico, di proporre immagini risolutive e totalizzanti." Qui al solito abbiamo opinioni completamente differenti su cosa sia una religione, per lo meno a livello speculativo, che non può essere che continua ricerca, movimento, proprio perché è in cerca di ciò che costitutivamente non può darsi

-"Ci cullano in una eterna adolescenza viziata, facendoci credere che le storie non hanno limiti." Ma non era la stessa storia della Scienza popperiana, eterno asintoto? Tutto l'articolo è pervaso da una nostalgia per il limite, e una fede nella concezione popperiana della scienza, che è esattamente il contrario (come ben evidenziato dalla tua metafora, lo scalare una montagna senza una vetta)

-"Sembrerà sempre deludente a chi ha deciso, a priori, che la realtà non è abbastanza." Ma la mistica è esattamente il contrario.Non è la negazione della realtà, è la volontà di comprendere la totalità della realtà in sé. Questa totalità che ci permette di comprendere la parzialità (la forma di vita di Wittgenstein, la Lichtung di Heidegger, l'Assoluto hegeliano, il 無 taoista, il paradigma di Kuhn, il Savoir di Foucault),senza la quale la parzialità non ha senso, ma che è proprio per sua natura di condizione di possibilità della parzialità inaccessabbile come "cosa", cioè come parzialità stessa. La mistica è la razionalità più pura; è, appunto, la ragion pura criticata da Kant, la meta-fisica, quella che si erge oltre l'esperienza, oltre l'accidente.

-"Feyerabend aveva torto. Non è vero che “tutto fa brodo”: Feyerabend non dice che qualsiasi cosa fa brodo, dice che non si può pensare di creare una ricetta senza mai aver assaggiato un piatto, che è un po' la vecchia storia hegeliana dello scolastico che voleva insegnare a nuotare senza mai aver visto il mare. Quello che dice Feyerabend è che la Scienza procede indipendente dai metodi che i filosofi vogliono imporle, e anzi spesso è riuscita a procedere proprio violando i metodi che i filosofi vorrebbero imporle. Quello che dice Feyerabend è che non si può creare un metodo a priori, astorico, valido ovuqnue, ma solamente a posteriori, giudicando i risultati dei metodi stessi (che nelle sue analisi storiche, mostra non essere proprio quelli proposti dai filosofi della Scienza) E che l'accettazione di un metodo è un fatto pubblico, "democratico", deciso storicamente da una comunità, non sottostante a un principio aprioristico come il falsficazionismo

L'incoerenza che constato è da una parte la volontà di porre un sensato limite alla molteplicità, alla riproducibilità, all'infinitezza, al relativismo; dall'altra l'aderenza ai canoni illuministici di scienza e cultura, che sono esattamente l'opposto del limitato: sono la rivoluzione permanente, l'accomulazione illimitata: proprio la scalata di una montagna di cui non si può neanche vedere la vetta. La concezione popperiana della scienza rifiuta il limite (Il limite sarebbe quello di non voler arrivare all'Assoluto? ma allora il limite, se l'assoluto è necessariamente il limite massimo, è proprio la non volontà di porsi dei limiti.), costruendo un'immagine idealizzata dell'esperienza, in cui pensa di poter scavare all'infinito, senza vincoli.

"l’illusione dell’infinito e dell’immortalità" è proprio l'illusione della scienza come accomulazione di conoscenza, in cui "scompare il concetto di “Finale”.

"Ogni finale è un falso finale": è esattamente la dialettica dell'illuminismo, e dunque della scienza popperiana.

"disabituando alla tragicità della fine definitiva": qui si potrebbe scrivere un altro papiro sull'importanza dell'esistenza autentica seguendo Heidegger, ma mi sembra di aver già scritto troppo

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