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Marru's avatar

io sono una fan sfegatata della mente di Angelo Andriano

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Aristide Torchia's avatar

Allora aiutami a capire l'articolo, perché sinceramente mi sfugge il collegamento col mondo dei videogiochi.

In estrema sintesi mi pare di dedurre che l'incapacità di "concludere" le saghe videoludiche sia da ricollegarsi all'impossibilità di essere sintetici in una narrazione implausibile, perché essa necessita di maggiori informazioni rispetto a qualcosa di reale e verificabile.

Io, con la mia mentalità forse troppo materialista e semplicistica, ho sempre pensato che i motivi fossero squisitamente economici, perché se una serie "funziona" tanto vale farla durare.

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Hourglass Sanatorium's avatar

Certo che una serie continua perché funziona. Ho semplicemente azzardato una spiegazione del perché funziona.

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Aristide Torchia's avatar

Mi pare un ribaltamento di causa ed effetto.

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Federico Sala's avatar

Credo che l'articolo sia, a livello costitutivo, profondamente incoerente e contraddittorio, e perciò molto interessante. Commento qualche passaggio e poi do delle considerazioni finali.

-"Abbiamo dunque scoperto un pericolo insito nella potenzialità esplicativa delle teorie: perché esse abbiano un qualche valore scientificamente riconosciuto, la loro potenzialità esplicativa deve essere limitata: nessuna teoria non può arrivare a fagocitare i suoi stessi criteri di falsificabilità.": ma dove sarebbe questo limite? ciò che ha mostrato Kuhn (ma anche Foucault in altri ambiti), di cui dici che questa proposizione smentirebbe il lavoro, è proprio che una qualsiasi teoria si poggia su una serie di assunti che già la convalidano. Kuhn non propone alcun modello di scienza, si limita a descrivere cosa sia la scienza nella pratica. Così come l'olismo di Quine ha mostrato quale miraggio sia la "falsificabilità"

-"Anzi, il limite della parzialità e della provvisorietà di ogni teoria scientifica è proprio ciò che differenzia la scienza dalla religione e dalla superstizione: il rifiuto, nel discorso scientifico, di proporre immagini risolutive e totalizzanti." Qui al solito abbiamo opinioni completamente differenti su cosa sia una religione, per lo meno a livello speculativo, che non può essere che continua ricerca, movimento, proprio perché è in cerca di ciò che costitutivamente non può darsi

-"Ci cullano in una eterna adolescenza viziata, facendoci credere che le storie non hanno limiti." Ma non era la stessa storia della Scienza popperiana, eterno asintoto? Tutto l'articolo è pervaso da una nostalgia per il limite, e una fede nella concezione popperiana della scienza, che è esattamente il contrario (come ben evidenziato dalla tua metafora, lo scalare una montagna senza una vetta)

-"Sembrerà sempre deludente a chi ha deciso, a priori, che la realtà non è abbastanza." Ma la mistica è esattamente il contrario.Non è la negazione della realtà, è la volontà di comprendere la totalità della realtà in sé. Questa totalità che ci permette di comprendere la parzialità (la forma di vita di Wittgenstein, la Lichtung di Heidegger, l'Assoluto hegeliano, il 無 taoista, il paradigma di Kuhn, il Savoir di Foucault),senza la quale la parzialità non ha senso, ma che è proprio per sua natura di condizione di possibilità della parzialità inaccessabbile come "cosa", cioè come parzialità stessa. La mistica è la razionalità più pura; è, appunto, la ragion pura criticata da Kant, la meta-fisica, quella che si erge oltre l'esperienza, oltre l'accidente.

-"Feyerabend aveva torto. Non è vero che “tutto fa brodo”: Feyerabend non dice che qualsiasi cosa fa brodo, dice che non si può pensare di creare una ricetta senza mai aver assaggiato un piatto, che è un po' la vecchia storia hegeliana dello scolastico che voleva insegnare a nuotare senza mai aver visto il mare. Quello che dice Feyerabend è che la Scienza procede indipendente dai metodi che i filosofi vogliono imporle, e anzi spesso è riuscita a procedere proprio violando i metodi che i filosofi vorrebbero imporle. Quello che dice Feyerabend è che non si può creare un metodo a priori, astorico, valido ovuqnue, ma solamente a posteriori, giudicando i risultati dei metodi stessi (che nelle sue analisi storiche, mostra non essere proprio quelli proposti dai filosofi della Scienza) E che l'accettazione di un metodo è un fatto pubblico, "democratico", deciso storicamente da una comunità, non sottostante a un principio aprioristico come il falsficazionismo

L'incoerenza che constato è da una parte la volontà di porre un sensato limite alla molteplicità, alla riproducibilità, all'infinitezza, al relativismo; dall'altra l'aderenza ai canoni illuministici di scienza e cultura, che sono esattamente l'opposto del limitato: sono la rivoluzione permanente, l'accomulazione illimitata: proprio la scalata di una montagna di cui non si può neanche vedere la vetta. La concezione popperiana della scienza rifiuta il limite (Il limite sarebbe quello di non voler arrivare all'Assoluto? ma allora il limite, se l'assoluto è necessariamente il limite massimo, è proprio la non volontà di porsi dei limiti.), costruendo un'immagine idealizzata dell'esperienza, in cui pensa di poter scavare all'infinito, senza vincoli.

"l’illusione dell’infinito e dell’immortalità" è proprio l'illusione della scienza come accomulazione di conoscenza, in cui "scompare il concetto di “Finale”.

"Ogni finale è un falso finale": è esattamente la dialettica dell'illuminismo, e dunque della scienza popperiana.

"disabituando alla tragicità della fine definitiva": qui si potrebbe scrivere un altro papiro sull'importanza dell'esistenza autentica seguendo Heidegger, ma mi sembra di aver già scritto troppo

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Hourglass Sanatorium's avatar

Nella frase "nessuna teoria non può arrivare a fagocitare i suoi stessi criteri di falsificabilità", c'era un "non" di troppo, grazie per avermelo fatto notare, ho corretto. Per quanto riguarda il problema che poni riguardo alla contraddittorietà dell'articolo, credo che tu confonda il limite che ogni teoria si porta dietro con l'illimitatezza della ricerca, che come ben dici è asintotica rispetto alla Verità. Proprio perché le teorie singole sono falsificabili e limitate, si può parlare di illimitatezza della ricerca. Esattamente come il fatto che le storie finiscono ci dà la spinta e l'ispirazione a volerne scrivere ancora. Le due cose non si escludono.

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Federico Sala's avatar

Ma le teorie non sono falsificabili proprio perché non possono mai essere singole e limitate, in quanto per esistere hanno in sé, più o meno esplicitamente, una serie di assunti che ne rendono possibili la concezione. Sì sorreggono su un'episteme, che per forza di cosa non è verificabile. Perciò la ricerca è possibile solo negli ambiti che l'episteme permette (gli spazi illuminati della radura heideggeriana). La teoria non può avvicinarsi asintoticamente alla verità, proprio perché per esistere deve presupporre già una verità. Ciò che si deve comprendere è già in parte compreso.

ma proprio per la negazione di ciò scompare il concetto di Finale, perché il finale è per forza di cosa qualcosa in legame con la totalità, qualcosa che vuole accennare a una verità, non qualcosa che rifiuta la speranza di ottenerla

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Federico Sala's avatar

no dai hai scritto un altro articolo un po' troppo interessante, non posso passare il mio tempo a scrivere papiri per risponderti

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