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Marco Cavadenti's avatar

fighissimo, mi piace questo ragionare su un fenomeno e argomentare in merito con lo sfondo del parlare dei cazzi propri, è un giornalismo intimista o ormai è mezza linea editoriale, è venuto da sé.

sicuramente nelle guide hai descritto bene dei processi che in parte condanno perché rovinano l'esperienza e in parte no. il titolo deve rendersi interessante al punto da non volerla usare quella guida. se vedo che voglio usare una guida normalmente è perché sto valutando che non ci rimetterei granché come esperienza (a volte ahime sbagliando). avendo in testa sempre l'idea che morirò vorrei che il mio tempo fosse dedicato a ciò che è davvero valido e a volte la guida salva ore e quindi vita. viva le guide, viva droppare i titoli, e sticazzi del platinare (o sticazzi degli achievement tout-court).

più interessante l'idea sulla dipendenza della sensazione di voler attingere qui e ora alle informazioni, di qualunque tipo siano, anche legato alla considerazione di essere nato e cresciuto iperconnesso. qui ci sarebbe da parlare a lungo.

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Nov 9, 2021
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Banryu79's avatar

Apprezzo tantissimo quando condividete esperienze personali negli articoli, quando ci mettete "un pezzetto della vostra vita". Lo trovo molto arricchente per me, l'articolo mi è piaciuto molto!

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Federico Sardo's avatar

Tema a me molto caro e sono contento che qualcuno abbia deciso di trattarlo!

A volte dobbiamo accettare la nostra limitatezza ed andare con il flusso del nostro percorso consapevoli che alla prima run qualcosa perderemo per forza.

Alla fine, il vero bello del videogiocare sta nelle scoperte personali che facciamo attraverso la nostra personale avventura.

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Leonardo Pizzirani's avatar

Non sono proprio d'accordo, se un gioco comincia a diventare noioso, o stressante, per colpa di una sezione ostica, ben venga l'aiuto esterno.

Buona fortuna con il finire Nethack senza wiki, Monkey Island 2 (il puzzle finale...), il primo Persona (nel dungeon finale c'è un alieno che ti one-shotta), ecc.

Secondo me non sono le guide il problema, ma il voler fare tutto al 100%, tutti i trofei, tutti gli obiettivi, tutti i segretini. Chi se ne importa dai, basta divertirsi e seguire una bella storia. Così non ti viene voglia di "barare" e, se ti viene, farlo per migliorare l'esperienza.

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Nov 9, 2021
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Leonardo Pizzirani's avatar

Ci sta, ci vorrebbe un discorso profondo sul "completismo" compulsivo.

Bell'articolo e discorsi interessanti, grazie!

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Silvia Castelli's avatar

Zelda.

Non sopporto l'idea di cominciare una partita senza un elenco esaustivo dei frammenti di cuore / skulltula dorati / semi korogu / maimai / conchiglie / eccetera. Però sia chiaro, una volta trovati nel gioco li si spunta nell'elenco. Mai invertire il processo cercandoli grazie alla descrizione. Non si fa.

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Zavits's avatar

Capisco il discorso che viene portato avanti ma quando la tua risorsa più preziosa è proprio il tempo e magari hai superato gli anta, le considerazioni cambiano...la domanda da porsi è infatti proprio questa: quando posso permettermi di incistarmi in questo punto? Se consulto una guida, se "catturo" un indizio su un forum comprometto davvero l'esperienza?

Ultimamente cerco anch'io di andare completamente in blind e certamente il gusto del gioco è diverso alla fine ma se l'opera ha sostanza, sbloccare qualche enigma non dovrebbe essere così penalizzante (altra cosa il completismo o l'ossessione di platinare il gioco a tutti i costi...manie piuttosto comuni in chi vive tutto come una competizione).

Complimenti per l'articolo, ciao!

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L'Anna's avatar

"ma quando la tua risorsa più preziosa è proprio il tempo e magari hai superato gli anta, le considerazioni cambiano..."

Eccomi, eccomi, sono io! XD

E in realtà io ho "risolto" ...rinunciando.

Rinunciando a molti giochi lunghi, piuttosto sento/guardo i gameplay in background, come un podcast. Ma ho delle difficoltà, in alcuni di questi titoli che comunque ho recuperato, a non fare le missioni secondarie: non quelle di raccolta collezionabili; le semplici secondarie che, come in un mass effect, fanno lore, colore, ti fanno percepire che i tuoi personaggi iniziano a conoscersi - anche se è un'illusione da banter.

E in quel caso uso le guide per non incistarmi e togliermele di torno in fretta.

Il tempo è davvero troppo poco, a volte.

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fittizyo's avatar

Aggiungo un punto di vista.

Sono un completista compulsivo. La mia strategia normalmente è completare una run in blind, e poi rigiocare per recuperare tutto il recuperabile. Ovviamente con tanti giochi ciò non è possibile per questioni di tempo, e non credo abbia neanche tanto senso fare due run complete di un gioco per esempio come Breath of the Wild. Quindi molte volte comincio a spulciare walkthrough e guide varie già dalla prima run. L'intento però non è mai quello di barare nel vero senso della parola. Ovviamente ci saranno rari casi dove la frustrazione prende il sopravvento e si apre il cellulare per trovare la soluzione, ma nella maggior parte dei casi si tratta solo di controllare di non essersi lasciati indietro nulla di irrecuperabile, e generalmente lo faccio DOPO aver completato una parte di gioco. E se effettivamente ho lasciato indietro l'oggetto unico, mi rigioco la parte in cui me lo sono perso.

A parte la mia esperienza, non è che per caso, più della paura di rovinarsi l'esperienza, entra in gioco l'orgoglio? Non è più una questione di sicurezza di se stessi che viene a mancare? Perché per me è così. Più che per il gioco in se, mi infastidisce frequentare le guide perché mi costringe ad ammettere che sono incapace di superare un certo punto, e questo non lo sopporto.

Per The Witness sei giustificato. Va bene l'esperienza, ma quel gioco è volutamente esasperante. circa 700 enigmi, tutti grossomodo varianti delle stesso puzzle di base sono un po' troppini. Anche se è da ammirare la capacità degli autori di declinare in modi così diversi e creativi la stessa semplice meccanica di base. Se non sbaglio Wesa l'aveva droppato tempo zero :-)

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Andrea Soprani's avatar

Commento con colpevole ritardo perché ho recuperato l'articolo solo ora. Mi sono rispecchiato molto nelle tue parole, è successo anche a me tantissime volte di "rovinarmi" un gioco per manie di completismo o per la troppa frustrazione creata da un puzzle (volevo anche scrivere un articolo per SA a proposito, a questo punto forse è inutile ahah).

Ultimamente ho iniziato Mario Odyssey con il preciso proposito di non aprire guide online, mi sto divertendo molto.

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Federico's avatar

Un bell'articolo introspettivo. Però ti dico che anche io faccio uso di guide per i collezionabili e altri trofei per i quali sarebbe quasi impossibile arrivarci da soli, se non in ORE E ORE e nel giocare enne volte allo stesso titolo. Il mio problema è che sono un platinum-hunter ossessivo compulsivo, ma faccio affidamento alle guide solo in caso di necessità e solo dopo una blind run, a me tutto ciò non rovina l'esperienza, anzi la rende più appagante dopo un 100%, conscio del fatto che di quel titolo ho visto ogni cosa e spolpato tutto quello che gli sviluppatori potevano offrirmi. Certo alcuni platini e trofei in generale sono senza senso e una vera perdita di tempo, altri hanno una roadmap ben studiata con hints anche interni al gioco che prolungano l'esperienza in maniera piacevole. L'unica vero problema nel mio videogiocare è spulciare una trophy roadmap prima di iniziare un titolo, per vedere se mi reggerà di platinarlo; si, a volte, preferisco evitare un titolo se troppo farmoso o arduo da platinare, evitando una possibilità interessante ma tant'è. In questo processo non mi spoilero assolutamente nulla, visto che guardo solo ed esclusivamente la parte dei missabili. Già se nel primo step della roadmap c'è un punto "1) Giocati la storia fino alla fine senza preoccuparti", per me è già un sospiro di sollievo. Non sono d'accordo sul fattore tempo, io non ho molto tempo ma preferisco gustarmi un titolo al 100% che sbrigarmi o passare subito ad un altro titolo del backlog perchè "devo giocare più roba". Nella vita avrà droppato si e no 3 giochi su centinaia giocati fra più piattaforme.

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Francesco de Carli's avatar

The Witness è un perfetto esempio di videogioco che rispetta l'intelligenza del videogiocatore, considerandolo giustamente in grado di capire in autonomia e lasciandolo libero nell'esplorazione e nell'interpretazione. Un gioco così diventa assolutamente anonimo se vissuto con gli occhi o la mente di altri.

L'ho giocato giusto nel corso di quest'anno e per completarlo (nel senso di arrivare alla "fine") ho cercato la soluzione di un solo enigma, l'ultimo di quelli sonori. E accidenti a me quell'unico momento di debolezza mi pesa parecchio.

Bell'articolo!

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Anatoly Teleaga's avatar

Fino al 2018 giocavo principalmente su PC e non li consideravo quasi per niente gli achievement,avevo un rapporto più sano con i giochi e i loro obbiettivi. Poi ho deciso finalmente di comprarmi una ps4, vengo introdotto al mondo dei trofei, e pochissimo al volta inizio a bramarli. Febbraio 2021 riesco a mettere le mani su una ps5, decido di platinare sekiro e segue un periodo in cui piano piano si insinua in me la caccia ai trofei con conseguente riflessione su questa mia di fatto dipendenza. Da qualche settimana mi sono promesso di non costringermi più a giocare, di divertirmi e di far altro se il divertimento viene a mancare.

Grazie al tuo articolo, super interessante e scritto molto bene secondo me, mi soffermerò più spesso sul mio rapporto con i videogiochi che sono si, una mia grande passione, cercando di renderlo un rapporto quanto più sano e meno tossico possibile

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Ledo's avatar

Stavo proprio per iniziare di nuovo ICO con l’idea “i puzzle che non capisco li cerco su internet.”

INVECE NO, CE LA POSSO FARE, CE LA POSSO FARE, CE LA POSSO FARE

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