Indubbiamente un altro ottimo esempio. Anche Skyrim è un gioco che richiede pazienza e la giusta "esecuzione" per essere goduto, tant'è che inizialmente volevo metterlo nell'articolo invece di The Witcher 3.
Sono d'accordo con te per quanto riguarda l'interpretazione dei videogiochi, dove in questo caso interpretare si avvicina di più a ciò che fa un attore che interpreta una parte: deve capire il personaggio per renderlo al meglio.
Peraltro, credo che la capacità di aprirsi all'opera, di lasciarsi guidare da essa, sia anche questione di allenamento. Più si è abituati a nuove esperienze e meno ci si fossilizza su un approccio.
La conclusione dell'articolo, però, secondo me si presta bene anche a tutti gli altri medium. Non c'è interazione nella visione di un film, ma possiamo recepirlo in modi completamente differenti a nostra discrezione. Un brano musicale possiamo ascoltarlo in momenti diversi o con stati d'animo opposti e per questo averne impressioni opposte.
Si riconduce tutto alla fruizione di un'opera e alla sua interpretazione, cioè noi non influenziamo la sua qualità, ma piuttosto il messaggio che ci trasmette, le sensazioni che ci dà.
La differenza è che in un film, ad esempio, se recepiamo male una scena, comunque quest'ultima rimane intatta, intoccata; al contrario, se in un videogioco giochiamo male un livello, l'abbiamo concretamente rovinato (specialmente per quanto riguarda la sua funzione e ciò che voleva trasmetterci, come giustamente hai appuntato tu) con la nostra pessima esecuzione, anche se, ovviamente, solo per la partita in corso. Tolto questo, fare attenzione alla nostra fruizione vale ovviamente per tutti i media, passivi o interattivi che siano. Cambia solo che nell'opera passiva noi non ci mettiamo mano.
Ho avuto uno shock simile con il primo Dark Souls: approcciato in maniera "standard", da videogioco moderno, mi provocava solo frustrazione. Una volta accettata l'esplorazione e rallentati i tempi è diventato uno dei miei giochi preferiti e ha cambiato il mio approccio a qualunque altro videogame che ho provato successivamente.
Grazie! Ho apprezzato molto l'articolo e il consiglio di, detto a parole mie, assecondare il gioco. Non penso, prima d'ora, di aver mai considerato l'approccio con un gioco come una scelta arbitraria del giocatore.
Anche io nel primo Playthrough non ho apprezzato The Witcher, non portando a termine nemmeno la storia principale: lo consideravo troppo lento e noioso, opinione cambiata totalmente quando l'ho ripreso in mano.
Mi ricorda molto la mia esperienza con Skyrim
Indubbiamente un altro ottimo esempio. Anche Skyrim è un gioco che richiede pazienza e la giusta "esecuzione" per essere goduto, tant'è che inizialmente volevo metterlo nell'articolo invece di The Witcher 3.
Sono d'accordo con te per quanto riguarda l'interpretazione dei videogiochi, dove in questo caso interpretare si avvicina di più a ciò che fa un attore che interpreta una parte: deve capire il personaggio per renderlo al meglio.
Peraltro, credo che la capacità di aprirsi all'opera, di lasciarsi guidare da essa, sia anche questione di allenamento. Più si è abituati a nuove esperienze e meno ci si fossilizza su un approccio.
La conclusione dell'articolo, però, secondo me si presta bene anche a tutti gli altri medium. Non c'è interazione nella visione di un film, ma possiamo recepirlo in modi completamente differenti a nostra discrezione. Un brano musicale possiamo ascoltarlo in momenti diversi o con stati d'animo opposti e per questo averne impressioni opposte.
Si riconduce tutto alla fruizione di un'opera e alla sua interpretazione, cioè noi non influenziamo la sua qualità, ma piuttosto il messaggio che ci trasmette, le sensazioni che ci dà.
La differenza è che in un film, ad esempio, se recepiamo male una scena, comunque quest'ultima rimane intatta, intoccata; al contrario, se in un videogioco giochiamo male un livello, l'abbiamo concretamente rovinato (specialmente per quanto riguarda la sua funzione e ciò che voleva trasmetterci, come giustamente hai appuntato tu) con la nostra pessima esecuzione, anche se, ovviamente, solo per la partita in corso. Tolto questo, fare attenzione alla nostra fruizione vale ovviamente per tutti i media, passivi o interattivi che siano. Cambia solo che nell'opera passiva noi non ci mettiamo mano.
Ho avuto uno shock simile con il primo Dark Souls: approcciato in maniera "standard", da videogioco moderno, mi provocava solo frustrazione. Una volta accettata l'esplorazione e rallentati i tempi è diventato uno dei miei giochi preferiti e ha cambiato il mio approccio a qualunque altro videogame che ho provato successivamente.
Ottimo articolo, rende perfettamente l'idea!
Grazie! Ho apprezzato molto l'articolo e il consiglio di, detto a parole mie, assecondare il gioco. Non penso, prima d'ora, di aver mai considerato l'approccio con un gioco come una scelta arbitraria del giocatore.
Anche io nel primo Playthrough non ho apprezzato The Witcher, non portando a termine nemmeno la storia principale: lo consideravo troppo lento e noioso, opinione cambiata totalmente quando l'ho ripreso in mano.